Altri due attentati islamici nel Caucaso

Mosca Il terrorismo torna a colpire due giorni dopo la strage nella metropolitana di Mosca, mentre il leader ceceno dei ribelli Doku Umarov ha rivendicato il duplice attentato di lunedì alla metropolitana di Mosca. Dodici persone, tra cui nove poliziotti, sono morte in due attacchi nella repubblica del Daghestan, nel Caucaso del Nord. In almeno un caso, ad agire è stato un terrorista suicida travestito da agente di polizia. Secondo il premier Vladimir Putin, la regia è la stessa degli attacchi di lunedì, attribuiti a terroristi legati all’indipendentismo nel turbolento Caucaso del Nord.
Il presidente Dmitri Medvedev ha sostenuto che dietro i due episodi «esiste un’unica catena» e ha assicurato che le autorità russe «non lasceranno che i terroristi seminino il panico nel Paese»: i reparti speciali dell’Fsb, i servizi segreti russi eredi del Kgb, hanno ricevuto l’ordine di scovarlo e di eliminarlo fisicamente.
Teatro dei due nuovi attentati la città di Kizlyar, nella repubblica federata russa del Daghestan al confine con la Cecenia e lungo il confine meridionale russo. Nel Caucaso del Nord sono molto frequenti gli attentati compiuti dai ribelli separatisti che lottano per la creazione di un emirato musulmano indipendente nella regione.
In un video apparso in un sito vicino ai ribelli, www.kavkazcenter.com, il leader del «califfato islamico nel Caucaso» Doku Umarov ha rivendicato gli attentati di Mosca che lunedì scorso hanno ucciso 39 persone. «Ho ordinato personalmente gli attacchi», dice Umarov, minacciando altri attentati nel prossimo futuro e usando un linguaggio provocatorio e sarcastico: «Come tutti sapete il 29 marzo a Mosca sono state condotte due operazioni speciali per distruggere gli infedeli e inviare un ringraziamento all’Fsb».
Umarov, 46 anni, è un veterano della guerra in Cecenia, noto per voler imporre la legge islamica nella regione e per considerare tutti i Paesi occidentali come nemici dell’islam da distruggere. Fino a questo momento la guerriglia separatista islamica cecena aveva negato ogni responsabilità nella strage, ma dallo stesso sito internet Umarov, lo scorso 14 febbraio, aveva minacciato di portare la guerra «nelle case dei russi».


«Non l’abbiamo compiuta noi e non sappiamo chi sia stato», ha detto invece Shemsettin Batukaev, portavoce dell’Organizzazione per l’Emirato caucasico, che ha ammesso che il gruppo ha organizzato attacchi contro obiettivi finanziari in Russia, ma non contro civili. Batukaev ha ammesso che gli attentati possono essere «opera di individui pieni di odio». «Un mucchio di ceceni sarebbe felice di far esplodere una bomba atomica nella metropolitana» ha riconosciuto.

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