Amare Milano con colori e cavalletto

Matteo Chiarelli

«Pittori di strada» nella Milano di oggi. Lontani dalla vita mondana e un po' bohémien di una volta, distanti dalla cultura internazionale di Montmartre. Ma con la stessa voglia di dipingere la città, di ritrarne scorci nascosti. Ognuno con le sue tecniche per fissare la realtà che hanno davanti, per ritrovare insieme se stessi e la poesia della propria terra. E con tante manifestazioni per «mettersi in mostra».
Oggi, in piazza Duomo, si svolge, con 150 espositori, la ventesima edizione de «Il Duomo incontra l’arte», promossa da Ascoduomo. Ieri al Circolo della Stampa si è chiusa la rassegna «Angoli della vecchia Milano... oggi», con oltre 60 pittori. E due settimane fa c’è stata «Pittori sul Naviglio Grande»), festa di primavera con circa 250 artisti.

Giuseppe Marchesi è uno di loro. Appartiene all'ultima generazione di quei «pittori del Naviglio» che preferisce lavorare per le strade, piuttosto che in un atelier: un genere che «pian piano - afferma - va scomparendo». «La pittura - riprende Marchesi - è una passione che porto dentro da sempre. Si nasce pittori o poeti, non lo si diventa». I suoi quadri ritraggono gli angoli più caratteristici, le prospettive più affascinanti. «Vivo a Milano da quando sono bambino - ricorda - ed è la città più bella che esista. Sono stato anche a Parigi a dipingere, ma quando torno a Milano è un'altra cosa». La sua pittura è rapida, di getto, «dipingo quello che vedo per strada, a colpo d'occhio; riesco a tirar fuori il mio entusiasmo e a fermarlo sulla tela».
Con i Navigli al centro: «Un posto romantico, l'acqua dà riflessi che rendono luminoso il paesaggio e sempre diverso, di mattina e di sera. Dove c'è acqua c'è luce». La pittura non è stata però il suo unico lavoro: «Sono stato incisore decorativo. A fare i pittori è difficile mantenersi, soprattutto se si dipingono solo paesaggi». Ma di pittura vive: «Appena torno a casa mi viene voglia di uscire di nuovo a dipingere. La strada per me è tutto».
Un altro angolo della città, un'altra voce d'artista. «Sognavo di dipingere fin da bambina...»: così Piera Goldstein, pittrice milanese, davanti ai suoi quadri che contano cortili e strade, pianure e cascine, paesaggi di Lombardia. Un segno nitido e preciso sulla tela, minuzioso, a fermare il tempo in un'atmosfera vagamente surreale, sciogliendo immagini del presente e memorie del passato: «Le vecchie case ci parlano. Ci parlano i loro muri rovinati, le finestre chiuse, gli intonaci scrostati, le tegole mosse». Ritrae vedute, spesso su commissione, per riscoprire, ai suoi occhi e a quelli della gente, la poesia dei luoghi consueti, quelli di tutti i giorni, soffocati alla vista per la velocità della vita. «È da venticinque anni che ho iniziato un lavoro pittorico sul paesaggio - racconta -, prima dipingevo altro. Poi ho voluto fare ricerca recandomi in luoghi particolari, in città o in provincia: sul posto iniziavo il quadro, facevo disegni, a volte fotografie, poi in studio rielaboravo tutto».
In questi giorni, nell'Oratorio della Passione di Sant’Ambrogio, lo storico gruppo culturale dei «Pittori di Via Bagutta», che ha da poco festeggiato i 40 anni, ha una mostra di beneficenza («Segni di solidarietà», a favore della Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus). Uno dei temi più amati è proprio quello della Milano antica che infatti ritroviamo raffigurata nelle tele di Gian Beppe Costa. Nella morbida stesura di colori densi e luminosi, è colto l'incanto dei paesaggi, l'atmosfera dei Navigli, la vivacità delle case di ringhiera o dei cortili. Alla sapiente arte grafica di Giorgio Donini sono invece affidate le litografie, le acqueforti, le chine o i carboncini che ritraggono strade, piazze, palazzi e monumenti cittadini. Osservatore attento e meticoloso nell'esaltare le architetture e i suoi valori geometrico tridimensionali, non manca mai di tradurre la visione con sfumature personali che caricano di suggestione le sue vedute.
Il prossimo appuntamento per tutti gli appassionati della pittura del paesaggio milanese è ancora sui Navigli, alla chiesa di San Cristoforo. Qui il 2, 4 e 5 giugno, in occasione della Fiera del Santo, saranno esposti i dipinti di Alessandro Alessandrini. Artista da anni concentrato nel dipingere la città, svelandone segreti e recuperandone tradizioni, - «ho sempre amato Milano e le sue vie» - sta concludendo un saggio di ricerca sulle leggende metropolitane, «alcune anche inedite», raccontate dagli anziani milanesi che ancora custodiscono i ricordi del passato. «Amo dipingere le vie nascoste - dichiara - magari anche quelle classiche, però con angolazioni diverse e insolite». La sua attenzione è concentrata sulla metropoli attuale nella quale però si conserva la traccia dei tempi trascorsi: «Alle Cinque vie, dietro al Cordusio, c'è una zona che ha ancora i segni dei bombardamenti».

La sua pittura è vibrante, il colore pastoso, la luce guizza sulla tela vivacizzando i contorni: «Sono sempre alla ricerca di scorci da ritrarre, quando li trovo li dipingo sul posto, rapidamente, poi a casa aggiungo la fantasia».

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