Viterbo - Gli amici lo aspettavano per una grande festa, il 21 luglio. Il giorno del suo 28esimo compleanno, difatti, Roberto Marchini, primo caporal maggiore dell'ottavo Reggimento Genio Guastatori Folgore di Legnago, Verona, l’avrebbe dovuto passare come sempre, diviso fra i familiari che adorava e i ragazzi cresciuti assieme a lui a Caprarola, un paesino di cinquemila anime sul lago di Vico. Oggi sarebbe stato anche l’ultimo giorno prima della licenza se un tragico destino non si fosse messo in mezzo fra sé e i suoi commilitoni in una maledetta strada nel distretto di Bakwa, a pochi chilometri dalia base del contingente italiano Lavaredo.
Chiusi nel dolore per la morte del loro secondogenito, i genitori di Roberto, Francesco e Pina, aspettano in casa l’arrivo della sorella Elisa, che vive a Tivoli, Roma, dove lavora in una clinica come infermiera. "Era un gran lavoratore - raccontano gli amici assiepati in via Roma, la stradina dove abita la famiglia Marchini -, quando veniva in licenza passava le giornate ad aiutare il padre nel suo lavoro di piastrellista. Voleva costruirsi casa accanto ai suoi, amava questo posto e quando tornava era sempre una gioia per tutti. La sera la passava circondato da amici, a ridere e scherzare davanti a un buon piatto di spaghetti. Siamo distrutti". Poco prima di pranzo arriva Elisa, accompagnata da parenti e ufficiali militari che la tengono alla larga da cronisti e fotografi. "Andate via - dice - lasciateci in pace".
Arruolato a 22 anni, il geniere paracadutista rimasto ucciso per l’esplosione di un ordigno ancora non meglio identificato che bloccava il passaggio dei mezzi militari, era arrivato a Legnago nel 2005. Era alla sua terza missione all’estero. "Roberto aveva superato brillantemente i corsi - spiegano alcuni ufficiali - che gli hanno permesso di ottenere due specializzazioni: la Minex e l’Acrt (Advanced Combat-Engineer Reconnaisance Team), ovvero l’Unità Guastatori da Ricognizione Armata, per trattare e disinnescare ordigni improvvisati e rudimentali". Come i famigerati e potenti "led" che mietono vittime soprattutto fra i civili, ma non solo. Proprio la deflagrazione di un led il 2 luglio scorso è costata la vita a un altro militare italiano, il caporal maggiore scelto Gaetano Tuccillo.
Una famiglia semplice e leale la sua, come ricordano i vicini di casa, alla periferia della cittadina viterbese. In mattinata, dopo il sindaco di Caprarola Eugenio Stelliferi, arriva anche il vescovo della diocesi di Civita Castellana, monsignor Romano Rossi, seguito dal generale Giuseppe Pilosio. "Roberto era un ragazzo rispettoso, onesto, leale con tutti - commenta il primo cittadino -. Un grande lavoratore che non si tirava mai indietro e nei momenti liberi aiutava il padre artigiano. La sua morte addolora tutta la comunità. Si tratta di un momento così difficile per tutti i miei concittadini. Oggi, qui, è il giorno del dolore". Con il vescovo arriva anche il parroco di Caprarola, don Mimmo Ricci. "C’è grande dolore ma anche un’ammirevole compostezza nei genitori di Roberto", dice il vescovo mentre scende le scale dell’abitazione dei Marchini. Don Mimmo puntualizza: "Se ci fossero difficoltà nel trasferimento della salma in Italia - spiega il parroco di Caprarola - e i funerali di Stato dovessero slittare a venerdì pomeriggio, quelli privati verranno celebrati sabato". "I genitori di Roberto Marchini hanno reagito con grande compostezza e dignità alla notizia della morte del proprio figlio", commenta il generale Pilosio, vicecomandante del Comando militare della Capitale, al quale è toccato il triste compito di informare i familiari dell’uccisione del militare.
Su Facebook, il social network cui era iscritto anche Marchini, in poche ore viene creato un gruppo ad hoc per ricordarlo: "Onore al caporal maggiore Roberto Marchini" il titolo. Nella pagina in rete decine di messaggi postati da compaesani, amici e semplici conoscenti Qualcuno scrive solo la parola onore ripetendola all’infinito, altri condividono l'inno di Mameli e quello della Folgore. Per gli amici più stretti Roberto è un eroe, un angelo "volato in cielo troppo presto". La sua terza missione, (la prima in Libano, la seconda sempre in Afghanistan) era cominciata quattro mesi fa e sarebbe terminata fra un mese e mezzo. Il 15 luglio, come detto, l’artificiere sarebbe rientrato con una breve licenza per festeggiare il suo compleanno e riposarsi una decina di giorni. L’ultima volta che i parenti l’hanno visto, tre settimane fa, Roberto sembrava particolarmente stanco.
Bandiere a mezz’asta sugli edifici pubblici e saracinesche di negozi e botteghe abbassate nel paesino della Tuscia viterbese. "Il giorno dei funerali - conclude il sindaco Stelliferi - verrà proclamato il lutto cittadino e sarà allestita una camera ardente dove tutti qui a Caprarola potranno rendere omaggio alla salma di Roberto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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