"La poesia salva il mondo, perciò i tiranni la temono"

Parla Ana Blandiana, l'autrice romena simbolo della resistenza al regime: la sua opera fu mutilata e proibita

"La poesia salva il mondo, perciò i tiranni la temono"

Ana Blandiana nasce con il "marchio di Caino". Figlia di un insegnante reduce della Grande guerra, arrestato perché "nemico del popolo", pubblica il primo libro, Prima persona plurale, poco più che ventenne, nel 1964. È uno shock. Il libro, manomesso dai censori, è irriconoscibile. "Strofe soppresse, versi aggiunti, titoli cambiati, tantissime parole sostituite: questo volume per me rappresenta il simbolo dell'impotenza rispetto al sistema e alla sua arroganza, alla sua capacità di manipolazione". In una poesia, Ana Blandiana canta la pioggia, "amo la pioggia, amo la pioggia alla follia". Quei versi, un acquazzone di gioia, fendono il grigiore della Romania "sovietica": pur mutilato, il libro ha successo, alla figlia di un nemico dello Stato è aperto l'accesso all'università.

Sarà l'inizio di una lotta incessante contro gli orrori del regime.

L'importanza di Ana Blandiana nella Romania comunista è pari a quella di Anna Achmatova in Unione Sovietica. I suoi versi, proibiti, vengono imparati a memoria, spacciati clandestinamente nei sottoscala come gesti di ribellione, come atti d'amore. La poesia di Ana Blandiana, vertiginosa ora raccolta da Bompiani in Raccolto d'angeli, a cura di Mauro Barindi, pagg. 400, euro 22 , rigurgita di creature celesti. Ci sono angeli sporchi di fuliggine, angeli "che hanno indossato abiti d'uccello" e "vecchi angeli maleodoranti/ con puzzo di rancido nelle penne umidicce,/ nei radi capelli,/ nella pelle che si squama in isole di psoriasi". Ci sono angeli che "presto saranno processati".

Nel 1988, la Romania di Ceausescu ordina che i libri di Ana Blandiana, già riconosciuta come uno dei più potenti poeti al mondo, "vengano proibiti e tolti dalle biblioteche, perfino quelli in cui è citato anche solo il suo nome" (Barindi). In Italia, Andrea Zanzotto guida un appello contro le persecuzioni perpetrate ai danni della poetessa rumena. In seguito al rovesciamento del regime, Ana Blandiana viene cooptata dal Fronte di Salvezza Nazionale di Ion Iliescu; se ne allontana appena avverte i sintomi della solita politica. In uno degli ultimi testi, raccolti in Variazioni su un tema dato (2018), Ana Blandiana ritorna all'epoca della catastrofe comunista. "Se avessimo come un tempo i microfoni nascosti in casa, le spie in ascolto, mentre mi registrano, mi considererebbero senz'altro una pazza, mentre ti parlo di ogni sorta di cose... dicendoti ti amo, così, al presente, e augurandoti buona notte prima di spegnere la luce". Il potere è terrorizzato sempre dal poeta che, svergognatamente, ama.

Che rapporto c'è tra la poesia e il potere?

"Stranamente, mentre nelle democrazie il potere politico è in maniera assoluta indifferente alla poesia e alla letteratura, come pure ai suoi autori, i dittatori hanno dimostrato di essere ossessionati dal potere della parola e da coloro che lo detengono. Come si è visto nell'incredibile conversazione tra Putin e il leader cinese, i dittatori sono preoccupati dall'immortalità e dalla posterità, di cui i poeti sono per tradizione i detentori. Da qui deriva la testardaggine dei dittatori di volerli assoggettare, comprandoli o mettendoli in prigione, al fine di ottenere qualche buona referenza nell'eternità. In questo senso il comportamento di Stalin è ben noto e la dice lunga sulla sua paura riguardo al potere dei poeti che non possono essere prezzolati, perché la loro protesta non è riferita solo al presente ma anche al futuro".

Cosa significa scrivere sotto le cesoie della censura?

"La differenza tra la parola libera e la parola che riesce a essere pronunciata sotto censura è che quest'ultima ha un'importanza molto maggiore per coloro ai quali arriva. La prima grande scoperta che ho fatto dopo il 1989 è stata che la libertà di parola ha diminuito l'importanza della parola stessa. Quando è libero, l'orecchio di chi ascolta è disattento, indifferente; sotto censura chi ascolta affila l'udito per cogliere la minima allusione, la più sottile tendenza alla resistenza. Non erano le parole a spaventare il regime, ma la solidarietà degli uomini legati ad esse".

Cosa significa per un poeta "prendere posizione"? Il poeta è sempre un ribelle: alle norme del mondo come a quelle del linguaggio?

"Vorrei che non si esagerasse il carattere di protesta della mia poesia. È vero che è accaduto in alcuni casi, diventati celebri - sotto forma di samizdat -, ma in generale, nonostante la mia costante tendenza a ribellarmi come essere umano, come cittadino, la mia poesia ha sempre posseduto degli anticorpi che hanno fatto da scudo al coinvolgimento politico, all'impegno legato a un preciso momento. La prova risiede nel fatto che ha superato le barriere della storia".

Ci sono tanti angeli nella sua poesia: perché?

"Se accetta l'idea che la poesia è ostinazione nell'esprimere l'inesprimibile, allora capirà e sentirà che gli angeli sono strumenti, a volte disperati, di questa ostinazione".

In cosa crede? Insomma, esiste qualcosa dopo la morte oppure non è che il niente?

"Per me non esiste prova più semplice e chiara dell'esistenza di Dio del non sentirmi mai sola. Sì, credo che ci sia qualcosa dopo la morte, qualcosa che fa parte del mistero scoperto dai grandi fisici che hanno studiato la struttura della materia e dell'universo, diventando quasi mistici. Del resto, Einstein parlava quasi come Dante dell'Amor che move il sole e l'altre stelle e si considerava scientificamente irrealizzato, perché non era stato in grado di trovare la formula matematica di questa forza".

Che senso ha la poesia oggi, in un'epoca lacerata dall'orrore, dalla violenza senza mediazioni?

"Il senso della speranza. Una volta ho tenuto una conferenza dal titolo La poesia può salvare il mondo?. La mia risposta era sì e raccontavo delle migliaia di poesie composte e trasmesse tramite l'alfabeto Morse - senza carta né penna, oggetti proibiti - nelle prigioni comuniste della Romania degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, a dimostrazione del fatto che quando sentono minacciata la loro stessa essenza, gli uomini ricorrono alla resistenza attraverso la poesia".

A cosa serve la poesia: a vivere, a sopravvivere, a morire, a restare felici, a trovare se stessi (o a perdere il senso del sé)?

"A tutto questo e, oltre a questo, alla certezza che, essendo così difficile da capire e da definire, la poesia fa parte di quella realtà in cui gli antichi greci riponevano la loro fiducia e che chiamavano kalokagathìa, una parte che non potrà mai essere sconfitta perché fondata sul masochismo dei buoni. Del resto, questo è anche il punto di continuità con il cristianesimo".

Ritagli una manciata di versi dalla sua opera che, in modo delicato e feroce assieme, la descrivono.

"Perché sono in grado di capire,/ e sono colpevole di tutto ciò che capisco".

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