Controcultura

Anche amare stanca (dopo tanta guerra)

Drago Jancar racconta una storia di passione e violenza nella Slovenia occupata dai nazisti

Anche amare stanca (dopo tanta guerra)

La guerra non ha rivali. Amore e poesia nulla possono contro l'abisso della violenza. Ogni bellezza svanisce davanti al sangue versato. La guerra è figlia delle ideologie o della cattiveria degli uomini? Tutte le ideologie sono cattive o sono cattivi alcuni degli uomini chiamati a realizzarle? Il comunismo, ad esempio, si dice sempre che fosse una buona cosa realizzata male. Niente da fare. Le ideologie sono cattive perché sono cattivi gli uomini che le hanno elaborate. Il comunismo non era una idea buona. Figuriamoci il nazionalsocialismo o il fascismo...

Non c'è scampo nell'universo dello scrittore sloveno Drago Jancar, autore del romanzo E l'amore anche ha bisogno di riposo (La nave di Teseo, pagg. 390, euro 20). Jancar è nato a Maribor nel 1948. Nel 1974 viene accusato di «diffusione di propaganda ostile» dal regime jugoslavo e condannato a un anno di reclusione. Collabora in seguito con il quotidiano Vecer ma viene assegnato agli uffici amministrativi: non può scrivere articoli. Si trasferisce a Lubiana, dove prende parte ad alcune produzioni cinematografiche. Finalmente, dopo la morte di Tito, e con l'avvicinarsi della fine dell'impero sovietico, può esordire come drammaturgo e scrittore. In Italia, il successo critico è certificato da Claudio Magris, che firma anche la prefazione di Aurora boreale (Bompiani).

Nel nuovo romanzo, Jancar costruisce un gigantesco affresco storico a partire da una vera cartolina di Maribor, in Slovenia, risalente agli anni della Seconda guerra mondiale. In fondo alla piazza si vedono le insegne in sloveno corrette in tedesco, divenuto lingua ufficiale dopo l'occupazione. Al centro della scena, ci sono due ragazze. Quella con la gonna a scacchi ha la testa girata verso destra dove un ufficiale delle SS sta attraversando la strada con passo rapido.

Sonja, la ragazza, riconosce l'ufficiale. È Lisek, un amico di famiglia conosciuto sulle piste da sci molti anni prima. Lo rincorre e lo ferma. Gli chiede di intercedere per il fidanzato Valentin, arrestato dalla Gestapo. Lisek è un nazionalista tedesco nato in Slovenia. Ha cambiato il nome in Ludwig e quando le camicie brune hanno preso il potere si è schierato subito con le intransigenti SS. Essendo del luogo, ha il compito di smascherare e fucilare i ribelli. Lo fa con assoluta noncuranza e una certa dose di burocratico zelo, che sarebbe ridicolo in qualsiasi altra situazione. Valentin è un assistente universitario di ingegneria geodetica. L'opposizione al nazismo lo ha condotto a unirsi ai partigiani lassù in montagna. Sonja è una studentessa di medicina. Ludwig accetta di aiutare Valentin ma Sonja dovrà pagare un prezzo altissimo. Non si può raccontare altro anche se siamo davanti a un grande romanzo storico e non a un giallo. L'azione però non manca e le parti sul palcoscenico della guerra si possono scambiare all'improvviso, qualcuno, forse, non è chi dice di essere. Jancar poi dipinge una galleria memorabile di personaggi secondari. Partigiani della prima e dell'ultima ora, fiancheggiatori, collaborazionisti, comunisti assassini, spie di ogni tipo, donne violentate, vittime del lager di Sterntal.

La Storia è atroce. Si ripete con sarcasmo e nessun rispetto per il dolore degli uomini. La polizia politica dei comunisti strappa le unghie ai prigionieri proprio dove prima era la Gestapo a condurre interrogatori all'insegna della violenza selvaggia. All'arbitrio degli ufficiali nazisti si sostituisce l'arbitrio non meno pericoloso dei commissari politici titini. Il campo di concentramento che annientava i banditen viene sgomberato per far posto ai nazisti e ai loro fiancheggiatori.

Cosa è cambiato nel cuore degli uomini? Tutto e niente. Gli uomini sono impossibili da decifrare, sembrano contenere il bene e il male in egual misura. L'arrivista e l'idealista sono pronti a prendere uno il posto dell'altro. Così il fanatico e il moderato, il sadico e il masochista, il tenero e il cinico, il puro e l'opportunista. Tutti sono eroi, per un minuto, e tutti sono gaglioffi, spesso per più di un minuto. Valentin, ubriaco, la spiega così: «Non ci capisco più nulla, mormorò, cos'è giusto e cosa non lo è, cos'è il bene e cos'è il male. Se almeno venisse Sonja, lo chiederei a lei, lei mi ha salvato la vita. Pochi anni fa era tutto così semplice. Adesso invece è complicato. È necessario compiere il male per sconfiggere il male? È necessario. Se è amore quello che ha fatto Sonja, allora anche l'amore è una cosa atroce. Se non avessi amore, sarei... cosa? L'amore è terribile. Uccide. L'amore per la patria? Anche. Anzi, ancora di più. E cos'è alla fine tutto questo se non amore per la morte?».

Attenzione, però. Gli uomini giusti, come il padre di Sonja o alcune eroiche infermiere, esistono davvero: solo che finiscono ignorati, nel migliore dei casi, o con un proiettile in testa.

La natura, indifferente, osserva tutto, stagione dopo stagione. Un senso di spossatezza generale sembra impadronirsi del mondo dopo le stragi della guerra e le stragi, più piccole ma non meno crudeli, del dopoguerra.

E l'amore? L'amore ha bisogno di riposo, e si è assopito nel cuore degli uomini.

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