Anche il figlio tra i sicari del padre

da Bari

Il marito la picchiava, lei ha reclutato i killer per ucciderlo. E ha organizzato l’omicidio con la complicità del figlio, una condanna a morte eseguita nelle campagne di Canosa di Puglia, trentamila abitanti, ottanta chilometri da Bari. È quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, che hanno fatto luce sulla morte di Sabino Caporale, agricoltore ucciso con due colpi di pistola il 18 dicembre del 2005. A quasi un anno di distanza i militari hanno arrestato il figlio della vittima, Pasquale, 22 anni; la moglie Nicolina Ceres e altre quattro persone, tra cui i due esecutori materiali, erano già finite in carcere qualche mese fa. Ma l’inchiesta è andata avanti. E alla fine è stata fatta chiarezza su questo delitto avvenuto in contrada «Quarto Scorciaturo»: all’origine c’erano le vessazioni nei confronti della moglie, che ha organizzato la vendetta nei minimi particolari e ha assistito all’omicidio nascosta in un cespuglio. Con lei – è la ricostruzione dei carabinieri – c’era anche il figlio: lui, Pasquale, ha sempre respinto le accuse e ha dichiarato ai militari di aver partecipato alle fasi preparatorie solo nella speranza di ritardare l’agguato. Ma dalle indagini è venuto fuori che proprio il ventiduenne aveva fornito indicazioni preziose per i killer rivelando le abitudini del padre, i suoi spostamenti e i suoi orari.
Sabino Caporale fu assassinato nel pomeriggio, mentre andava con l’auto in campagna.

I militari esclusero subito l’ipotesi della criminalità organizzata, imboccando la pista familiare. E così è venuta fuori la storia dei maltrattamenti e della vendetta, un omicidio eseguito con due colpi di pistola sparati a bruciapelo mentre moglie e figlio assistevano da un cespuglio.
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