Che il gatto sia affettuoso, socievole, intelligente al limite del geniale, ogni gattofilo che si rispetti già lo sapeva. Ma ora alla voce del cuore si aggiunge la conferma scientifica, e per i proprietari del re della foresta casalinga è una bella soddisfazione. Il Felis silvestris catus (gatto comune) suscita entusiasmo e sorpresa anche fra etologi e biologi che vanno scoprendo nuove straordinarie caratteristiche e qualità, tra la quali spicca la capacità di comunicare. Per molto tempo si è creduto che il linguaggio fosse una caratteristica unica dell’uomo, come affermato da Noam Chomsky, glottologo dell’Istituto tecnologico del Massachusetts. Nulla di più falso.
I gatti non solo parlano e sono dei gran chiacchieroni, ma addirittura si esprimono in dialetto. Spieghiamo. La scienza ha recentemente scoperto che i mici possiedono una capacità linguistica superiore a tutti gli altri esseri viventi, dopo l’uomo. Solitamente si tende a pensare che solo gli animali che vivono in gruppo sono in grado di sviluppare una maggior forma di comunicazione, ma non è così per il felis, animale a volte solitario e indipendente. Nei gatti si sviluppa per primo un linguaggio «infantile», quello che la madre utilizza con i suoi cuccioli, basato sulle necessità primarie come la nutrizione, la protezione e l’insegnamento alla caccia. Questa è la forma di comunicazione che sarà rivolta anche verso l’uomo, vale a dire colui che li nutre e li coccola: avviene così una specie di «transfert», l’uomo diventa la sua mamma. Diventato maturo, il linguaggio del micio si trasforma, aggiungendo le «parole» necessarie per esprimere i bisogni sessuali, gli atteggiamenti aggressivi, per la difesa del territorio e di comunicazione con gli altri simili adulti, modificandosi così nel «vocabolario del gatto adulto», mai utilizzato con i gattini.
La recente scoperta di Paul Leyhausen, il maggiore esperto mondiale di gatti, è come minimo stupefacente. Lo studioso ha certificato che due gatti che si conoscono bene e sono in confidenza usano un «dialetto diadico», cioè emettono dei suoni particolari, che utilizzano solo quando sono tra di loro e non in presenza di un terzo. Inoltre secondo Leyhausen «alcuni gatti, in frasi dialettali, emettono richiami per mezz’ora di fila, o anche più, senza interruzione, e sono dotati di una capacità di modulazione della voce tale che non si ripetono quasi mai». Insomma si può affermare che i gatti sono poliglotti. Inoltre questi animali sono in grado di emettere un suono che nessun’altra bestia è capace di fare, le fusa. Mentre i parenti di grossa taglia (leoni, tigri) possono farle solo durante l’espirazione, i piccoli felini le emettono sia quando ispirano che quando espirano. Il ricercatore scientifico Rolf Degen ha dimostrato il senso biologico delle fusa: «È impossibile che l’evoluzione si sia permessa il lusso di un suono inutile. Alcuni studiosi vedono nelle fusa una sorta di “musicoterapia”, che permette di accelerare la saldatura delle ossa fratturate e lo scioglimento delle tensioni muscolari».
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