Gli antichi romani? Grandi ingegneri

Come funzionava l’adduzione dell’acqua nell’antica Roma, e come venivano costruiti gli edifici più complessi? Come riuscì Giulio Cesare ad attraversare il Reno costruendo un grandioso ponte in pochi giorni? Le risposte a queste e altre domande sono racchiuse nella mostra «Machina. Tecnologia dell’Antica Roma», al Museo della Civiltà Romana fino al 5 aprile, rilettura di quella straordinaria capacità tecnologica che ha contribuito alla grandezza dell’Impero. A mostrare il volto più innovativo della civiltà romana, cento esempi di tecnologia tra reperti archeologici, ricostruzioni virtuali e non, 47 calchi dalla collezione del museo e 32 frammenti (tra cui alcuni inediti dall’Antiquarium comunale) che parlano al visitatore della misurazione del tempo e dello spazio, dell’idraulica e della tecnologia militare, di agricoltura e trasporti, di metallurgia e medicina fino al settore del puro divertimento, tra teatro e musica. Come? In maniera chiara, semplice e divertente. I modelli e le ricostruzioni si possono toccare e far funzionare . Conoscenza da toccare con mano, quindi, per svelare tutti i segreti delle macchine che hanno contribuito alla costruzione e alla gestione dell’Impero, dai piccoli strumenti edili come carrucole e gru alla grande applicazione di elementi costruttivi come l’arco e la piattabanda armata che hanno reso possibile la costruzione di ponti, edifici, teatri. Una modernità che ha la trasparenza dell’acqua, il bene pubblico per eccellenza con le sue terme, le tubazioni, le fognature e, soprattutto, gli acquedotti (ce ne sono ben 11 a Roma); che ha la forma del «valetudinarium», l’ospedale da campo destinato a diventare presidio stabile in muratura. Una modernità che ha anche l’ostinazione delle macchine da guerra con la loro temibile perfezione. Ad aprile, la mostra partirà per un tour che la vedrà fare varie tappe in Italia e all’estero, per poi tornare a casa nel 2011.

Secondo l’assessore Croppi la mostra «rappresenta solo il primo nucleo di un percorso destinato a proseguire all'interno del Museo della Civiltà Romana, che abbiamo fortemente voluto far rimanere in questa sede, anche se c'è sicuramente bisogno di seri interventi di restauro».

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