Lidea, geniale, è venuta a un appuntato scelto della compagnia dei carabinieri «Porta Magenta». «Perché non ci fingiamo messi comunali intenti a distribuire cartelle elettorali?» ha proposto ai suoi colleghi. Del resto bisognava davvero escogitare qualcosa di plausibile per stanare e far cadere in trappola «lartista». Unico proprietario dellintero e ultimo piano dello stabile di via San Paolino 38 dove viveva come un pascià (con tre telecamere a tutelargli il superattico) G. D., 52enne di origine napoletana, non era certo il tipo da aprire la porta blindata a chiunque. Lì, nel quartiere Famagosta, a due passi dallospedale San Paolo, andava in giro a raccontare di essere un parente del notissimo cantautore Nino DAngelo. E, per i suoi atteggiamenti da granduomo nonché le spesucce da capogiro, allinizio era stato preso per millantatore. Quindi, in rapida successione, per egocentrico, matto e «losco soggetto».
A più di una persona, infatti, non devono essere sfuggiti tutti quei macchinoni parcheggiati davanti a casa dellartista. E alcune delle facce dei suoi visitatori devono essere sembrate piuttosto famigliari ai vicini. Perché tra i clienti di G. D. - consumatori di cocaina pura all89 per cento, come le trenta dosi preconfezionate e la scorta nascosta in cucina trovatagli poi dai carabinieri nellattico - cerano anche nomi famosi.
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