Archeologia, dopo 30 anni Venere torna a Morgantina

Il museo californiano intitolato a Paul Getty riconsegna alle autorità italiane la statua della dea, opera di un allievo di Fidia Era stata trafugata, dopo essere stata tagliata in tre pezzi con la sega elettrica, nel 1979 Il Getty Museum l'aveva pagata 18 milioni di dollari

L'esilio è finito, la Venere torna a Morgantina. Ha trascorso un esilio dorato nel Paul Getty Museum di Malibu, dove è stata vista da una fila ininterrotta di visitatori ammirati. Il soggiorno americano è durato trent'anni: poca cosa rispetto al tempo passato da quando l'imponente figura della divinità pagana è stata scolpita, con un panneggio che ne fa un pezzo molto pregiato, da un artista sconosciuto, certamente un discepolo di Fidia.
La Venere torna a casa perché la direzione del Getty Museum ha deciso di restituirla alla fine di un percorso avventuroso iniziato in una piovosa giornata dell'autunno del 1979. I tombaroli che avevano depredato per anni i siti archeologici più importanti della Sicilia si ritrovarono per le mani un reperto di oltre 2 metri e 20. Un vero gioiello dell'arte greca, scolpito tra il 425 e il 400 avanti Cristo e lavorato da tutti i lati, segno che doveva essere collocato in un punto centrale, forse l'agorà, dell'antica Morgantina.
Trattandosi di un pezzo difficilmente trasportabile, i tombaroli lo divisero in tre pezzi con una sega elettrica. Da Aidone, nel cuore della Sicilia, la Venere è stata imbarcata per la Francia e da qui trasferita in Svizzera. L'acquistò poi un piccolo trafficante d'arte, Renzo Canavesi, che intuì il valore dell'opera e la rivendette per 400 mila dollari a Robin Symes, uno dei più grandi mediatori inglesI di antiche opere d'arte. Due anni dopo, nel 1988, fu il Paul Getty Museum ad assicurarsi la Venere e a portarla a Malibu per 18 milioni di dollari.
L'inchiesta nel frattempo è andata avanti e si è allargata grazie alla collaborazione di un tombarolo pentito, Giuseppe Mascara, con un magistrato appassionato di archeologia, Silvio Raffiotta. Mascara ha raccontato la storia della Venere ma anche di altri due acroliti (le teste di Demetra e Persefone) e di 17 pezzi di argenteria di età ellenistica finiti al Metropolitan di New York. L'inchiesta ha delineato un giallo internazionale nel quale è spuntato a un certo punto, come acquirente dei gioielli, perfino il re dei diamanti Maurice Templeton, l'ultimo compagno di Jacqueline Kennedy.
Dalle indagini della Procura di Enna è scaturita prima la condanna di Canavesi a due anni di carcere e poi la decisione del Getty Museum e del Metropolitan di restituire i reperti. Gli argenti sono già da dicembre 2010 nel museo di Aidone. E faranno da preziosa corona alla Venere che domani arriva in Italia. Torna in tre casse che con un Tir raggiungeranno Morgantina. La storia così finisce com'era cominciata.

Da lunedì il conservatore del Getty Museum, Jerry Podany, e la direttrice del centro regionale di restauro, Adele Mormino, rimetteranno i tre pezzi al loro posto per rimarginare le ferite dei tombaroli e restituire la statua al suo splendore originario. Proprio lì, a Morgantina, dove tutto era cominciato 25 secoli fa.

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