Le nuove opere architettoniche che muteranno il volto della città, sia nel suo cuore sia nelle sue arterie periferiche, e che viste dai professionisti del settore hanno un loro senso e un innegabile fascino, seguitano ad avere detrattori e critiche di ogni genere da tutto quel pubblico che non conosce a fondo il concetto di sviluppo delle città, da sempre in conflitto con l'estetica ma anche da sempre necessariamente legato al mutare dei tempi, dei gusti, della stessa storia sociale.
Un tasto ben legato a questa premessa è quello che fa riferimento all'arredo urbano, definizione che in fondo ha oggi poco senso, perché è molto più corretto e pertinente parlare di identità, di immagine e di comunicazione urbana.
Infatti non è certo un mistero, per gli addetti ai lavori, che l'arredo è la prima forma di comunicazione della città sia nei riguardi dei suoi abitanti sia dei visitatori, e al tempo stesso lo si può in un certo senso definire come una vera forma di ristrutturazione e valorizzazione culturale, considerando che occorre, e non è facile, trovare una sintonia tra la città del passato e quella del futuro e considerando che tutto questo lavoro è fatto ineludibile.
Oggi poi, più che in altri tempi, ci si accorge che questa mutazione deve necessariamente avvenire attraverso gli apporti coordinati dell'architettura, del design e della grafica del territorio, apporti che chi è incaricato a questo lavoro deve conoscere e saper sfruttare, usando le menti più diverse e più valide della città.
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