Arriva la bomba videopoker «Dimenticati» 98 miliardi

Per tasse mai riscosse una voragine pari a tre Finanziarie

da Milano

Povero Visco! Non gli bastavano le accuse di pressioni mossegli dalle Fiamme gialle; e nemmeno il suo improvvido fuori onda sul collega di governo Clemente Mastella amplificato da Striscia la Notizia. Perché un’altra gatta da pelare è planata sulla scrivania del viceministro. La grana, rivelata ieri da un’inchiesta del quotidiano genovese Il Secolo XIX, consiste in una voragine - 98 miliardi di euro - apertasi nella contabilità dei Monopoli di Stato. Un ammanco pari a tre Finanziarie e consistente in tasse e multe dovute allo Stato - ma mai riscosse - da parte di società concessionarie dei videopoker.
Vicenda doppiamente imbarazzante. Perché l’inchiesta della Guardia di finanza per conto della Commissione d’indagine governativa mette sotto accusa i vertici dei Monopoli, e anche perché i maggiori beneficiari di questa clamorosa «svista» risulterebbero essere società legate alla malavita organizzata, che così avrebbero riciclato denaro sporco.
Il rapporto finito sulla scrivania di Visco, oltre a fornire le dimensioni della voragine, spiega anche il meccanismo che ne ha reso possibile lo «scavo». Ovvero, decine di migliaia di videopoker che avrebbero dovuto essere collegati via modem al cervellone della Sogei, la società generale di informatica che si occupa del pagamento delle imposte, sono stati «staccati».
La legge prevede in proposito che le macchinette momentaneamente non collegabili al cervellone vengano chiuse in magazzino. Ma come ha rivelato l’indagine, nel paesino di Riposto, in provincia di Catania, risulterebbero stipate in un unico locale, un piccolo bar, 26.858 macchinette «in sonno». Una mole che sarebbe alta quanto l’Etna. Ovvio che quei 26.858 videopoker sono in realtà attivi altrove, ma «regolarmente» scollegati. Pronti a incassare i soldi dei malati del gioco, ma assolutamente invisibili a quelli che dovrebbero essere i guardiani dell’Agenzia dei Monopoli di Stato.
La relazione informa inoltre che nel 2006 la raccolta effettiva e ufficiale ricavata dalle macchinette è stata di 15,4 miliardi di euro, mentre in realtà, secondo quanto risulta alla Guardia di finanza, la cifra vera sarebbe di 43,5 miliardi di euro. Il che significa, se la matematica non è un’opinione, che due terzi del gioco resterebbero in nero. Sempre stando al risultato delle indagini, qualcuno nei Monopoli avrebbe retrodatato delle autorizzazioni consentendo in tal modo a 28 società esercenti di eludere la legge. Con l’aggravante del fondato sospetto che alcuni funzionari e dirigenti statali si siano lasciati corrompere in cambio della loro compiacenza. Compiacenza a cui non sarebbero estranei esponenti di An.


Tra le concessionarie di videogiochi citate nella relazione, un ampio spazio è stato dedicato dagli investigatori alla Atlantis World Group of Companies, dando corpo all’ipotesi che proprio questa società sia stata quella in grado di «stipare» quei quasi 27mila videopoker che si sarebbero dovuti trovare nel piccolo bar di quel paesino siciliano.

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