Dal cardo e decumano del 2015 alla piazza rinascimentale e l'Atlante Farnese del 2025 a Osaka. Pochi giorni e saranno passati dieci anni da quel 31 ottobre nel quale oltre 10mila effetti e fuochi d'artificio illuminavano a giorno la cerimonia di chiusura dell'Expo che aveva portato a Milano quasi 22 milioni di visitatori. Cosa mai vista. E da lì cominciava a srotolarsi quel tenace filo rosso che, passando da Dubai 2020 (spostata al 2021-22 causa Covid) ha raggiunto Osaka che ora ha chiuso i suoi cancelli.
Un'edizione finita dall'altra parte del mondo, ma segnata dal grande successo del Padiglione Italia che si può dire abbia fatto di nuovo germogliare quei semi preziosi a lungo studiati a Milano per dar vita a quel villaggio del futuro che, tra domande e idee, fu fatto sorgere su una pianta romana antica. Per tracciare il destino non solo di quel milione di mq che trasformarono una landa desolata a Rho-Pero in un luogo dove interrogarsi sul futuro. E non è certo un caso che presidente della Fondazione Milano per Expo 2015 e di Expo 2015 e commissario generale per il Padiglione Italia fu Diana Bracco, il cui storico gruppo è stato anche Gold sponsor del Padiglione Italia a Osaka con quell'Ito Mancho dipinto da Tintoretto nel 1585 che, replicato anche in un futuristico androide creato dal maestro della robotica Hiroshi Ishiguro, ha strabiliato perfino i giapponesi. Un caleidoscopio di opere d'arte, scoperte della scienza e realizzazioni tecnologiche, ma avvolte in un manto di bellezza tutta italica di fronte al quale si sono state infinite coda di persone disposta ad attendere anche sette ore per poter entrare. Considerazioni non frutto di campanilismo, visto che nelle mani dell'ambasciatore Mario Vattani, sapiente commissario del Padiglione ora meritatamente destinato al prestigioso ruolo di ambasciatore in Giappone, è stato consegnato il primo premio nella categoria "Theme Development": il riconoscimento più prestigioso del Bie, il Bureau international des Expositions che organizza le Expo. Un premio storico, perché mai ricevuto dall'Italia, per celebrare l'elaborazione del tema espositivo e il progetto di inclusione sociale "Docodemo Expo" che ha permesso a molti bambini di visitare in diretta con i robot il Padiglione, rimanendo nelle stanze di ospedale dove stanno ricevendo preziose cure. Una corona di modernità e futuro costruito dall'archistar Mario Cucinella intorno a una piazza rinascimentale sotto il precetto "L'arte rigenera la vita".
Il successo del Padiglione? "In un'Expo super digitale e così tanto video - spiega il commissario Vattani - abbiamo saputo far vedere cose vere, mostrando opere originali e così preziose che hanno fatto scoprire ai visitatori e alle tante delegazioni ufficiali che ciò che conta in questo mondo che cambia è sempre di più il racconto". E, infatti, straordinario è stato il successo nei social giapponesi che gli hanno dedicato migliaia di stories, scatenando 61 milioni di visualizzazioni e commenti. Tanto per capire l'effetto tsunami dell'arte italiana, nel solo pomeriggio dello svelamento del Michelangelo le visualizzazioni furono 5 milioni. Così come le uscite sui media che hanno superato quota 11mila, con la prestigiosa rivista Casa Brutus che ha collocato l'Italia tra i "Magnifici 7" dell'Expo. E poi Esquire, due volte Vogue Japan e anche Singapore. "Il governo - vuole sottolineare Vattani - ci è stato vicino e così abbiamo dimostrato quanto possa valere il nostro sistema Paese e quale sia il peso delle ben diciotto Regioni che hanno voluto essere ospitate, mettendo in mostra le loro eccellenze". Con il solo rammarico che la visita di Giorgia Meloni sia stata annullata per l'incontro della premier con il presidente Donald Trump nel cuore della crisi tra Israele e Palestina. Ma il bilancio è da cornice. "È la vittoria della cultura - sorride Vattani - Non solo di quella italiana che pure ha trionfato, ma di chi ha aspettato ore e ore in coda per vedere Michelangelo dal vivo perché non si accontentava di quello su un telefonino".
E poi i concerti con Arisa, Achille Lauro, i Negramaro, Ligabue, i talenti dell'Accademia della Scala. Ma non solo cultura, a leggere altri numeri monstre. Perché se gli eventi culturali organizzati nel Padiglione Italia sono stati 421, ben 210 sono stati quelli economici e 171 quelli B2B. Il che ha portato l'ammontare dei contratti firmati sempre all'interno del Padiglione a un valore di ben 766 milioni di euro e a 7.500 i rappresentanti di imprese italiane, giapponesi e di tutto il mondo coinvolti nei lavori in Auditorium. In sei mesi sono state incredibilmente oltre 1.300 le delegazioni ufficiali arrivate al Padiglione Italia. Che può vantare ben quattro visite della famiglia imperiale, tra cui quella della principessa Nobuko Mikasa no Miya che ha partecipato alla cerimonia del National day dell'Italia e allo Shinhg hat. Super gettonato, ovviamente, anche il cibo tricolore, con il ristorante ufficiale gestito da Eataly sempre pieno e teatro di ben 60 degustazioni di prodotti made in Italy.
Spazio anche all'istruzione con 19 accordi e memorandum d'intesa siglati tra università, centri di ricerca e Camere di commercio, ma soprattutto 60 universitari a fare un'indimenticabile esperienza da volontari grazie al ministro Anna Maria Bernini e 40 studenti delle scuole italiane inseriti nel laboratorio didattico internazionale "Next Gen Ai" insieme a 40 di scuole giapponesi. Prossimo appuntamento l'Expo intermedia a Belgrado nel 2027 e poi il triplo salto mortale nel 2030 a Riyadh.