Anche Mattarella a Pavia per gli arazzi della battaglia

Sette opere di tessitura fiamminga per celebrare la vittoria delle truppe imperiali di Carlo V sui francesi

Anche Mattarella a Pavia per gli arazzi della battaglia
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Opere uniche al mondo e un visitatore d'eccezione. Il presidente Sergio Mattarella il 3 ottobre ammirerà al Castello Visconteo l'esposizione degli arazzi dedicati alla battaglia di Pavia, momento culminante delle celebrazioni dedicate a un evento storico che cambiò la storia d'Italia e d'Europa.

I sette arazzi monumentali furono tessuti tra gli anni 1528-1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard van Orley. Lo scopo era anche pratico: illustrare l'andamento della battaglia e celebrare la vittoria delle truppe imperiali di Carlo V d'Asburgo sull'esercito francese guidato da re Francesco I di Valois. Lo scontro si consumò in poche ore all'alba del 24 febbraio 1525, in quello che oggi è il parco della Vernavola, dove pochi mesi fa migliaia di cittadini hanno assistito alla rievocazione con figuranti, accampamenti e spari a salve. Carlo vinse, Francesco fu fatto prigioniero, la cavalleria uscì di scena sotto i colpi degli archibugi e l'Italia entrò sotto l'orbita spagnola. L'evento viene raffigurato con i protagonisti in campo e azioni in simultanea o in rapida successione temporale.

Intessuti con lana, seta, oro e argento per dare luminosità e dettagli - le barbe degli uomini d'arme - i sette arazzi assolsero con meravigliosa, straordinaria precisione al loro compito. I maestri fiamminghi ritrassero una Pavia del Cinquecento, in gran parte immaginaria e dal sapore nordico, ma inserendo anche alcune architetture cittadine reali e facilmente riconoscibili come lo stesso Castello, il ponte sul Ticino e le decine di torri civiche che allora davano alla ex capitale longobarda una spettacolare skyline.

Donati a Carlo V dagli Stati Generali di Bruxelles nel 1531, gli arazzi passarono in seguito ai d'Avalos, marchesi del Vasto e di Pescara. Nel 1862 Alfonso D'Avalos li donò per testamento allo Stato italiano, quindi vennero esposti nel 1882 al Museo nazionale di Napoli (attuale Museo archeologico) e dal 1957 a Capodimonte.

L'8 settembre, dopo un intervento di restauro e un tour internazionale che li ha portati con tre mostre anche negli Stati Uniti, per la prima volta sono arrivati nella città che li ha ispirati, con una consegna scaglionata e blindata, anche perché valgono - insieme - qualcosa come 35 milioni di euro. Fino all'11 gennaio resteranno esposti al Castello nell'ambito della mostra «Pavia 1525. Le arti nel Rinascimento e gli arazzi della battaglia», articolata in due sezioni principali dove si possono ammirare anche dipinti, disegni e miniature dello straordinario momento artistico che Pavia visse nel Rinascimento.

La mostra, con l'alto patronato del Quirinale, è organizzata dai Musei civici di Pavia e dal Comitato promotore e alto Coordinamento per il Cinquecentenario composto da Comune, Fondazione Monte di Lombardia, Camera di Commercio Cremona-Mantova-Pavia, Università di Pavia, col sostegno di Intesa Sanpaolo, Fondazione Cariplo e

Fondazione Bracco.

La visita di Mattarella arriva a 4 anni da quella all'Ateneo pavese e sarà preceduta da un momento istituzionale al Cnao, il Centro nazionale di Adroterapia oncologica, eccellenza italiana nella cura dei tumori.

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