Arte

"Favoloso Calvino" ma lacunosi molti altri

Nella mostra romana ci sono Serafini e Gnoli che sono ignorati dalla Commissione del Pac

"Favoloso Calvino" ma lacunosi molti altri

La insolente commissione Pac (Piano per l'arte contemporanea 2022/2023) costituita da Fabio De Chirico, Alessandra Barbuto, Gianandrea Barreca, Francesca Canfora, Pier Paolo Pancotto, Carla Subrizi, Claudio Varagnoli ha selezionato le proposte di acquisto dei musei di arte contemporanea, escludendo le uniche che meritavano di essere acquisite ad eccezione di Giuseppe Modica: un'opera di Ivo Pannaggi per i Musei civici di Macerata, alcuni dipinti di Rocco Normanno per il museo di Monsummano Terme, le fotografie di Mimmo Jodice per il Castel Nuovo per il Comune di Napoli e soprattutto le tavole del Codex Seraphinianus per il Mart di Rovereto. Il disprezzo con cui acquisti così notevoli sono stati considerati è prontamente smentito dalla assai importante mostra «Favoloso Calvino» alle Scuderie del Quirinale sotto l'egida del comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore: tra capolavori di De Chirico, Melotti, Valerio Adami, Tullio Pericoli e Domenico Gnoli, alcune pareti sono dedicate alla mirabile impresa di Luigi Serafini, proprio con le tavole del suo Codex acquisite negli anni '70 da Franco Maria Ricci, e di cui 100 tra vecchie e nuove erano state offerte al museo di Rovereto.

I componenti della commissione hanno preferito ciò che vi è di più lontano da un sentire non conformistico. Capisco la seduzione asiatica di Kazuko Miyamoto (erede orientale di un colto formalismo). Accettabile l'acquisto per il Museion di Bolzano delle poesie visive di Lucia Marcucci, nuove cinquant'anni fa, quando io mi occupavo del compianto Michele Perfetti, ma non la rinuncia alle tavole del più fantasioso artista italiano, conosciuto in tutto il mondo e naturalmente escluso da tutte le Biennali salvo la mia. Il rapporto con l'adorato Calvino, il «favoloso» Calvino, è testimoniato dalla «ambizione enciclopedica, la spregiudicatezza creativa, la relazione problematica fra universo e scrittura, la prospettiva ovidiana della contiguità e permeabilità di ogni territorio dell'esistere che ispira le ibridazioni tra l'anatomico e il meccanico, l'umano e il vegetale, l'animale e il tecnologico», e da un testo su Serafini nella raccolta di saggi di Calvino Collezione di sabbia, che ha in sovraccoperta - per volontà dell'autore - l'immagine del Pesce occhio, nella edizione Garzanti. Mentre nella riedizione Mondadori vi è una tavola di Serafini per ogni capitolo, secondo la volontà dello stesso Calvino. La scelta della ottusa Commissione di non acquistare, su proposta del Mart, 100 disegni originali dal Codex e altri di epoca più recente, rappresenta la stessa e costante mancanza di lungimiranza delle commissioni ministeriali, abusive e senza alcun collegamento con i vertici del Ministero che sono chiamati a erogare denari essendo irresponsabili degli acquisti, per la cecità delle quali non vi sono nelle pubbliche collezioni italiane opere di Domenico Gnoli, un altro artista amato da Calvino, che scrisse l'introduzione alla mia monografia sull'artista nel 1983, del grande Leonardo Cremonini sul quale Calvino fece l'introduzione alla mostra di Spoleto nel 1984.

La coincidenza fra l'esibizione degli acquisti del cosiddetto Pac e la mostra di Calvino indica una serie di errori e omissioni che si ripetono anche per un altro grande italiano dimenticato dai nostri musei pubblici e ammiratissimo in Francia, Valerio Adami, al quale Calvino dedicò Quattro favole d'Esopo, in occasione della mostra alla Galleria Marconi di Milano nel 1980. Si onora Calvino e se ne ignora la grande lezione, dimenticando tutti gli artisti che oggi fanno corona ai suoi libri e al racconto della sua grande impresa culturale, a partire da Tullio Pericoli, sistematicamente ignorato come artista, e perseverando con l'indifferenza per Bruno Caruso, amatissimo anche da Leonardo Sciascia, per Renzo Vespignani, e per l'ormai dimenticato Emilio Tadini. In Accoppiamenti giudiziosi. Italo Calvino e Luigi Serafini, Marcello Carlino scrive: «Certo è che il pezzo di Calvino è particolarmente accordato con la realtà del libro-enciclopedia di Serafini; dico del pezzo - il suo titolo è un programma: L'enciclopedia di un visionario - che Calvino pubblica, a ridosso della sua uscita, su FMR, la rivista di gran pregio di Ricci, e sistema poi nella sua Collezione di sabbia... Da tutto ciò pare potersi estrapolare una sintonia, una corrispondenza di linee tendenziali di ricerca e d'espressione disegnate in campi, la letteratura e l'arte, diversi ma confinanti; l'apprezzamento dell'opera di Serafini da parte di Calvino rende testimonianza di una convergenza ideale, legata ad una varietà di fattori. Intanto Borges fa da ponte con la sua biblioteconomia letteraria, ad alta densità intertestuale, che in quel tempo riscuote notevole successo nei territori della sperimentazione; e poi La taverna e Il castello dei destini incrociati chiariscono dapprincipio, prima cioè che la questione sia convocata ad innervare una delle Lezioni americane, che il rapporto tra parola e immagine è da sempre al centro delle riflessioni e delle tecniche narrative di Calvino... Senza contare i racconti che accoppiano alla scienza dal vero una scienza immaginaria narrativizzata (e si pensi alle Cosmicomiche); e senza contare i possibili di racconto che si animano nel gioco delle figure di Serafini e che, in riferimento alle logiche della narrazione letteraria e al quadro attanziale, costituiscono il palinsesto di Se una notte d'inverno un viaggiatore».

La mostra «Favoloso Calvino» alle Scuderie del Quirinale è una sorta di vendetta per riscattare, a fianco di Klee, di Magritte, artisti autentici come Giuseppe Ajmone, Cesare Peverelli, Pedro Cano, ignorati da gran parte della critica e delle commissioni ministeriali. L'interesse del grande scrittore per artisti italiani riconosciuti e consacrati, come Giulio Paolini e Luigi Ghirri, dovrebbe rappresentare un motivo di riflessione per chi mostra una visione settaria, faziosa e selettiva delle testimonianze dell'arte del Novecento, così acutamente selezionate da Calvino. Alla fine il ripudio di Serafini appare imperdonabile.

E non sarà perdonato.

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