Per rubargli il mangime, una notte, sono arrivati direttamente col camion. Lo hanno sistemato sotto il silos, hanno forzato lapertura, se ne sono presi cento quintali in meno di mezzora e poi sono andati via.
Pochi rumori, nessuna traccia. Tremila euro di mais bruciati in un colpo solo. Unaltra notte, invece, hanno rotto i lucchetti del recinto e preso di mira una mucca da latte. Sei quintali di bestia trascinati in mezzo a un campo con una corda. Una specie di mattatoio a cielo aperto per rubarsi i pezzi di carne da rivendere. La carcassa lhanno lasciata lì, sgozzata e aperta.
«Quella vacca costava 2600 euro, ma il punto non sono i soldi. È che abbiamo cominciato ad aver paura». A parlare è Giovanni Meroni, 56 anni, proprietario dellazienda agricola Ercoli. Con la sua famiglia abita alla cascina Manduria, alle spalle di via Ripamonti. Novecento metri dal primo gruzzolo di case, e solo una stradina non illuminata che li collega alle prime villette: «Si chiama via Manduria - dice - e qualche mese fa dei rapinatori ci hanno fatto un posto di blocco coi materassi e i frigoriferi. Hanno tentato di aggredire un tassista ma quello ha messo la retro ed è riuscito a scappare».
Lui, Giovanni Meroni, è solo uno dei tanti agricoltori di Milano che dicono di avere paura. Uno dei tanti che raccontano di subire furti, ricatti e persino minacce. A lanciare lallarme per tutti loro è la Coldiretti: «Stiamo cominciando a preoccuparci seriamente - dice Fabio Bonaccorso, portavoce della federazione - Milano è la seconda città agricola italiana dopo Roma. Ci sono cento aziende agricole allinterno dei suoi confini e tre mila ettari di terreno coltivato. Si tratta di cascine vecchie di secoli che negli ultimi anni, schiacchiate dalle case, devono affrontare tutte le problematiche delinquenziali tipiche di una città, con l'aggravante che spesso sono isolate e poco illuminate. Negli ultimi mesi abbiamo notato un disagio molto maggiore a causa di furti, vandalismi e assalti notturni».
Come alla cascina Sella Nuova, zona Baggio, di proprietà dei signori Farina. Il 29 dicembre scorso alle dieci di sera Vincenzo, 76 anni, sente rumori nel pollaio. Apre la porta per andare a controllare, viene letteralmente investito da quattro persone che lo prendono a pugni, gli sfilano 300 euro dal portafogli e scappano. «Da allora i miei sono venuti a stare a Bernate Ticino con me - racconta la figlia - ma noi quella cascina non la vorremmo abbandonare così. Abbiamo dieci ettari di terreni che coltiviamo ancora con passione».
Natalina Campi vive nella cascina Rizzardi, accanto al parco Trenno, da quattro generazioni. Alleva bovini, ha una pensione per cavalli, riceve pure le scuole a scopo didattico: «Qui i bambini vengono a vedere le mucche e noi svolgiamo un ruolo di servizio alla città - dice - anche da me hanno rubato le selle, gli attrezzi, gli agnelli e persino un dobermann. Tante volte nei campi dobbiamo soccorrere tossicodipendenti agonizzanti».
E poi, tra i problemi più seri, cè luso dei campi come fossero pattumiere: «Giusto laltro giorno - racconta Alessandro Verga, della cascina Colombera in via di Vittorio - è arrivato un camion che probabilmente aveva appena fatto lo sgombero di una cantina. Per non pagare lo smaltimento, mi ha scaricato tutto sul terreno: bancali, mobili, divani. E poi sì, anche noi subiamo la processione dei tossici. Dalle cinque alle otto arrivano in dieci per volta a drogarsi, e tutto intorno girano spacciatori».
E poi cè il caso di un agricoltore che vive sull'alzaia del naviglio pavese, ha accanto un campo nomadi e preferisce restare anonimo.
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