Assunto per fare la spia, si stanca e denuncia lazienda
14 Settembre 2005 - 00:00Magazziniere controllava i colleghi legati al sindacato sperando in un contratto definitivo mai arrivato
Daniela Uva
Per tre anni ha condotto una doppia esistenza. Magazziniere e spia. È la storia di un trentenne siciliano emigrato dalla sua terra per lavorare e assunto dai magazzini Metro come infiltrato per spiare i propri colleghi. Con un occhio particolare ai delegati sindacali e ai dipendenti legati ai sindacati. Stanco di questo doppio impiego e di continui contratti a tempo determinato, ha deciso di uscire allo scoperto (quando ha avuto la certezza che non sarebbe stato assunto definitivamente) denunciando la propria esperienza ai responsabili della Filcams Cgil Lombardia. Ufficialmente lavorava come magazziniere nella sede Metro di San Donato Milanese, in realtà il suo compito era quello di osservare gli altri dipendenti e di informare l'azienda di ogni loro passo falso.
Un impegno che poteva fruttare fino a 500 euro in nero (che si aggiungevano allo stipendio) per ogni denuncia andata a buon fine. Grazie al suo occhio infallibile, sei persone sono andate incontro a provvedimenti disciplinari e licenziamenti. Perché lui, che in passato aveva lavorato per un'agenzia di vigilanza come responsabile dell'antitaccheggio (la stessa che lo ha proposto alla Metro), era pronto a cogliere ogni attività illecita svolta all'interno del magazzino. Specialmente se compiuta da lavoratori vicini ai sindacati. E a rivelare intenzioni e opinioni dei delegati sindacali. Individuati attraverso le fotografie recuperate dai cartellini di riconoscimento.
In cambio l'azienda offriva congrui adeguamenti dello stipendio e la speranza di veder trasformato quel rapporto di lavoro precario in un contratto a tempo indeterminato. Promesse mai mantenute. E quando alla scadenza del quinto contratto (alla fine di aprile) gli è stato proposto di continuare il suo «lavoro» a Cinisello Balsamo, lui ha deciso di raccontare la propria storia.
«Lo scorso 24 agosto abbiamo presentato ricorso alla magistratura del lavoro per attività antisindacale - dice Renato Losio, segretario generale Filcams Lombardia -. È stato violato l'articolo 28 dello statuto dei lavoratori. Ma sono stati calpestati anche diritti fondamentali, come quello alla riservatezza».
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