Gli atenei privati: «Dallo Stato solo elemosina»

«Volevo porre fine ad una voce ricorrente», esordisce il rettore dell’università Iulm Giovanni Puglisi. Quale? «La diceria secondo la quale l’occhio pubblico guarderebbe sempre con favore al privato». Per smentirla, Puglisi ha deciso di utilizzare i numeri: ad esempio, quelli che rivelano l’incidenza dei contributi pubblici sul totale delle entrate. Numeri prelevati dai bilanci ministeriali sul sistema universitario dal 2004 al 2006. «Non è nostro interesse fare una guerra delle percentuali - chiarisce - ma piuttosto aprire un dibattito». Parla al plurale Puglisi, perché ieri durante la presentazione della relazione «Il sistema universitario non statale italiano» rappresentava il Coordinamento dei Rettori delle università non statali, l’organo nato lo scorso febbraio per dar voce alle esigenze dei 14 atenei non statali. Il loro obiettivo è chiaro: dimostrare la minima incidenza dei finanziamenti pubblici sulle voci di bilancio delle facoltà private, rispetto alle pubbliche.

Escludendo la libera università di Bolzano e quella della Valle d’Aosta che hanno una contribuzione pubblica quasi totalitaria e il Campus Bio-medico e la Cattolica del Sacro Cuore in quanto ricevono particolari fondi per i policlinici, l’incidenza dei contributi pubblici sul totale delle entrate degli atenei privati è pari al 14,5% contro il 73% in quelli statali. «Non è giusto - ha concluso Puglisi - che l’istruzione gravi così tanto sulle famiglie».

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