La nuova frontiera dello spionaggio: cosa sappiamo del drone-zanzara cinese

Pechino ha presentato un microdrone dalle dimensioni estremamente contenute, ideale per le missioni di intelligence e difficile da individuare o riconoscere

La nuova frontiera dello spionaggio: cosa sappiamo del drone-zanzara cinese
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L’uso della tecnologia ispirata alla natura sta trasformando profondamente il mondo dello spionaggio. Tra le innovazioni più sorprendenti, spicca il cosiddetto “drone zanzara”, un dispositivo minuscolo capace di osservare senza essere notato. Non si tratta di un’idea recente: già negli anni ’70, durante la Guerra Fredda, la CIA aveva progettato una libellula meccanica come strumento di sorveglianza. Oggi, grazie ai progressi della biomimetica, questi micro-droni sono più evoluti che mai e pongono interrogativi sempre più pressanti sul fronte della privacy e della sicurezza globale.

I robot insetto

L’idea di creare insetti robotici non è affatto nuova. Da decenni, agenzie di intelligence e centri di ricerca lavorano allo sviluppo di dispositivi minuscoli, capaci di infiltrarsi ovunque senza essere notati. Già negli anni ’70, in piena Guerra Fredda, la CIA aveva dato vita all’Insectothopter: un prototipo di libellula meccanica in grado di volare e captare suoni. Più recentemente, nel 2012, Israele ha svelato piccoli droni mimetizzati da farfalle, equipaggiati con videocamere e sistemi di comunicazione criptati, ideali per missioni di spionaggio a breve distanza. Ma oggi è la Cina a fare notizia, con lo sviluppo di un drone zanzara pensato per compiti riservati e interventi strategici sul campo.

Come è fatto il drone

Ha l’aspetto ingannevole di un vero insetto: due ali sottili simili a foglie, un corpo nero allungato disposto in verticale e zampe filamentose appena visibili. Questo micro drone, progettato per replicare fedelmente il volo e i movimenti di una zanzara, è dotato di microcamere e microfoni che gli permettono di raccogliere immagini, suoni e persino segnali elettronici. Ma il suo utilizzo non è isolato. Fa parte di una strategia più ampia della Cina, che da anni investe in tecnologie di sorveglianza d’avanguardia. Tra le innovazioni recenti spicca anche il Jiu Tian SS-UAV, un velivolo presentato pochi mesi fa, capace di trasportare oltre 100 droni contemporaneamente e un carico fino a una tonnellata in volo a quota di crociera.

Il ruolo centrale dei dispositivi

In un contesto in cui la competizione geopolitica si gioca sempre più sul terreno del controllo digitale, i dispositivi di sorveglianza intelligenti assumono un ruolo centrale. La guerra moderna, infatti, non si combatte più solo con armi convenzionali, ma con strumenti capaci di penetrare reti informatiche, raccogliere dati sensibili e operare in totale silenzio. In questo scenario, l’introduzione del drone zanzara rappresenta un ulteriore salto tecnologico — ma anche un campanello d’allarme. Se impiegato al di fuori di regole chiare, un dispositivo del genere potrebbe trasformarsi in un mezzo di sorveglianza invisibile e pervasiva, sollevando grandi interrogativi sull’equilibrio tra sicurezza, libertà individuale e diritto alla privacy.

Come funziona il drone zanzara

Il drone noto come “zanzara” è un micro-robot bionico ideato per replicare con precisione l’aspetto e i movimenti di una zanzara reale. Questo nuovo modello è stato realizzato in Cina dagli esperti della National University of Defense Technology (NUDT), situata nella provincia di Hunan. Il principio alla base del suo funzionamento è la biomimetica, ovvero la riproduzione di forme e comportamenti naturali degli organismi viventi. Le dimensioni estremamente contenute di questo micro drone lo rendono quasi invisibile a occhio nudo e gli consentono di sfuggire ai normali sistemi radar. Grazie a queste caratteristiche, risulta particolarmente efficace in missioni svolte in spazi ristretti o in luoghi difficili da raggiungere con droni convenzionali.

Cosa fa paura di questa tecnologia

Il lancio del drone zanzara ha generato diverse preoccupazioni. Sam Bresnick, ricercatore della Georgetown University, ha evidenziato come questi dispositivi possano essere impiegati per forme di sorveglianza estremamente invasive, inclusi il monitoraggio di singoli individui e l’ascolto di conversazioni private. Anche Timothy Heath, esperto di sicurezza del think tank RAND, ha messo in guardia sui pericoli della sorveglianza di massa, in particolare in Cina, dove milioni di telecamere dotate di intelligenza artificiale sono già diffuse nelle città, capaci di riconoscere volti, abitudini e spostamenti delle persone.

Non solo le autorità, ma anche gruppi criminali potrebbero sfruttare i droni per rubare informazioni sensibili o sorvegliare infrastrutture strategiche.

Se compromessi da hacker, questi dispositivi possono trasformarsi in microspie, intercettando dati personali attraverso reti Wi-Fi e mettendo a rischio la sicurezza degli utenti con attacchi mirati. La capacità di operare quasi inosservati, catturando immagini e suoni senza essere rilevati, apre scenari preoccupanti non solo in ambito militare, ma anche in quello civile.

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