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L'allarme sui lupi: "Non sono più in estinzione, minacciano le nostre eccellenze"

Partendo dalla testimonianza di due pastore del cuneese analizziamo l'emergenza lupi in Italia. Per arginare l'aumento degli esemplari serve un piano nazionale di contenimento e molti non escludono l'abbattimento

L'allarme sui lupi: "Non sono più in estinzione, minacciano le nostre eccellenze"

La strada che porta alla Borgata Marchion di Comboscuro è tortuosa e accidentata. Ma appena giunti alla baita, a 1200 metri sul livello del mare, l’aria è pulitissima e la montagna mostra tutto il suo fascino da cartolina. Siamo in Valle Grana, provincia di Cuneo. Qui Anna Arneodo, allevatrice e dialettologa, ha un’azienda agricola biologica dove coltiva patate e castagne ma alleva anche 80 pecore di razza Sambucana. Al pascolo ci va sua figlia Agnes Garrone, che si è laureata da poco in Linguistica seguendo i corsi in streaming mentre badava al gregge.

“Questo posto sembra un paradiso lo so – ci spiega Arneodo – ma accanto alla bellezza c’è pure tanta fatica. Di inverno siamo isolati e d’estate le cose da fare sono tante. E poi – sospira –abbiamo il problema dei lupi. Da metà agosto in poi diventano una minaccia per tutti noi allevatori e pastori”.

Una galleria degli orrori

Una volta entrati nel rifugio ci mostra un articolo di un giornale locale di qualche anno fa. Il pezzo l’ha scritto di suo pugno ed è una testimonianza sulle stragi che questi predatori hanno fatto al suo gregge.

Le immagini che accompagnano le parole sono una galleria degli orrori: pecore e agnelli brutalmente sgozzati. “La questione non è nuova: nel 2008 avevo già perso 130 pecore in una sola estate. Non si può più far finta di niente – ci spiega – i lupi sono troppi. Minacciano i nostri animali e quello che produciamo grazie a loro.” Come si risolve la situazione? “Mi dispiace per gli animalisti, ma bisogna pensare all’abbattimento dei predatori.”

Emergenza lupi

La questione dell’ordinanza di abbattimento sui lupi in Trentino ha riportato l’attenzione sul problema e ora Arneodo e la figlia sperano che si faccia qualcosa di concreto. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ispra, la popolazione di lupi è infatti in forte aumento. In tutta la penisola l’associazione conta un totale di circa 3.300, di cui 950 solo nelle regioni alpine.

Agnes Garrone
La pastora Agnes Garrone al pascolo con il suo gregge in Valle Grana

Per Coldiretti, serve assolutamente un piano nazionale per gestire le specie selvatiche come hanno fatto in Francia e Svizzera. Servono investimenti e attività di monitoraggio dei branchi. “I numeri confermano – spiega l’associazione – come il lupo ormai non sia più in pericolo. Il ripetersi di stragi negli allevamenti in tutta la Penisola ha costretto alla chiusura di diverse attività e si rischia lo spopolamento delle zone montane”.

Formaggi a rischio

A rischio, chiaramente, non ci sono solo gli animali ma pure i prodotti caseari. “In pericolo ci sono le eccellenze delle provincie toscane, a partire da Siena e Grosseto, per arrivare a quelle piemontesi – continua Coldiretti – alcuni esempi sono il pecorino toscano recentemente entrato nella top ten dei formaggi più buoni del mondo e il pecorino delle balze volterrane. Ma anche il Fossa del Greppio è considerato a rischio estinzione, così come il grande vecchio di Montefollonico prodotto in appena 100 forme l’anno. Poi il pecorino delle colline senesi, il pecorino di Pienza stagionato in barriques, il pecorino stagionato in foglie di noce ed il raveggiolo di pecora senese, oltre allo stesso Pecorino romano Dop.

Ma la lista è lunghissima e include tante Dop piemontesi, dal Castelmagno (prodotto proprio in Valle Grana) al Bra, dal Murazzano alla Robiola d’Alba, dalla Toma piemontese al Raschera, oltre al nostrale, formaggio tradizionale tipico degli alpeggi.

Il lupo quando attacca non si vede – spiega Agnes Garrone – ma semina terrore in tutto il gregge. Anche nei sopravvissuti che sono spaventati e sono più difficili da gestire dopo gli attacchi. Chi non è un allevatore non può capire quanto fa male a livello psicologico questa situazione”. Uno dei problemi maggiori, è poi che l’indennizzo destinato al pastore – che può siglare un contratto assicurativo a tutela degli attacchi – non basta a coprire questi danni collaterali.

La scuola di pastorizia e le strategie di contenimento

Per cercare risposte sul tema, allora, Garrone si iscritta alla Scuola Nazionale giovani pastori. Questo progetto sostenuto dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), dall’Associazione Riabitare l’Italia, dalla Rete rurale e dalla Fondazione Cariplo è nato per fornire ai giovani che vogliono lanciarsi nella pastorizia strumenti concreti e innovativi per sostenere un’attività e non abbandonare le aree interne del Paese. La prima edizione della scuola ha interessato anche l’area del cuneese. “Le soluzioni di cui discutiamo per affrontare il tema riguardano l’utilizzo dei cani pastori e delle recinzioni – spiega Andrea Colombero, allevatore e insegnante della scuola che non ha vere e proprie aule ed è basata su un confronto alla pari tra docenti e studenti – ma purtroppo non basta".

"Io allevo bovini e non sono mai stato attaccato dai lupi che minacciano principalmente gli ovini – continua – ma capisco lo stress di chi porta il gregge a spasso con il timore che possa essere decimato. È terribile anche perché il lupo è intelligente ed è capace di aggirare la strategia difensiva del pastore. Gli attacchi sono estremamente “studiati” e non estemporanei. “Se il fianco di un gregge viene attaccato è probabile che i cani pastori si riversino interamente in quella zona per difendere le pecore lasciandone scoperta un’altra, attaccata a sua volta da altri esemplari del branco”.

Il business sul lupo

A fine luglio, sempre nel cuneese, un branco è sceso fino in pianura e ha azzannato 10 pecore chiuse in una recinzione. Ne sono rimaste solo due, poi soppresse dopo esser state gravemente ferite. “Basta chiacchiere, sono 15 anni che si fanno convegni, c’è bisogno che le istituzioni facciano qualcosa di concreto – tuona Garrone, che ha 27 anni ma le idee ben chiare su come gestire il problema.

Anche per lei, come per la mamma, l'abbattimento è una soluzione da non scartare. Per Colombero, invece, la faccenda è più complessa. “Non è facile ma sicuramente serve una strategia di contenimento – conclude l'allevatore – bisogna spingere i lupi verso delle aree apposite e cercare di controllarli, avvertendo i pastori dei rischi che si corrono in quelle aree. Il problema è che attorno al sistema lupo si è creato un vero e proprio business.

Il sistema di assicurazioni, gli incentivi sulle recinzioni che dà l’Unione europea mi fanno quasi pensare che a qualcuno convenga questa situazione”.

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