Quanto vale la felicità

Uno studio fissa la soglia massima di soddisfazione personale davanti all’aumentare dei guadagni: toccato il milione di dollari non cresce più. Ma non in Italia, dove la sazietà di ricchezza arriva a soglie più elevate

Quanto vale la felicità

Un milione di euro. È questa la soglia oltre la quale la ricchezza non sembra più incidere significativamente sulla felicità per la maggior parte degli europei. Ma non in Italia. Da noi, come in Spagna e Malta, la sensazione di benessere continua a crescere anche oltre i due, talvolta oltre i tre milioni di euro di patrimonio netto. Questo è quanto emerge da un ampio studio pubblicato sulla rivista Social Indicators Research , che analizza il legame tra ricchezza e felicità in diciannove Paesi dell’Eurozona.

Basandosi su oltre 87mila osservazioni dalla Household Finance and Consumption Survey (HFCS) – coordinata dalla Banca centrale europea – i ricercatori hanno cercato di rispondere a una domanda centrale nelle scienze sociali: quanto conta essere ricchi per sentirsi felici? Psicologi, economisti e ricercatori se lo chiedono da anni. Certo, i soldi offrono opportunità di maggiore consumo e assicurano prestigio sociale. Ma gli esperti hanno acceso i riflettori sulla possibile esistenza di un qualche limite. Ebbene, nella maggior parte dei Paesi analizzati il benessere soggettivo cresce in modo marcato con l’aumento della ricchezza netta fino a circa 1 milione di euro. In media, possedere una ricchezza familiare superiore al milione di euro genera una crescita della felicità di circa il 13 per cento rispetto a chi possiede una ricchezza familiare inferiore a quella cifra. Oltre quella soglia la relazione tende a flettersi, fino quasi ad annullarsi: in termini statistici, si parla di sazietà. Raggiunto un certo livello di sicurezza economica, guadagnare o possedere di più non fa una differenza rilevante. In altri termini, è «sufficiente» essere milionari: avere cinque, dieci o quindici milioni non fa molta differenza. In Italia, però, il grafico disegna un’altra traiettoria: la sazietà tarda ad arrivare. Passando da uno a due milioni oppure da due a tre milioni, la felicità continua ad aumentare. Ma non solo. I dati disponibili non permettono un approfondimento sul punto – non si hanno osservazioni di persone che passano da 3 a 30 milioni – ma non è possibile escludere che la relazione tra accumulo di ricchezza e felicità continua senza fine.

Un altro risultato interessante dello studio riguarda l’impatto comparato tra reddito e ricchezza. Raddoppiare il reddito familiare ha un effetto positivo sulla soddisfazione, ma meno marcato rispetto a un raddoppio della ricchezza. In media, ogni raddoppio di patrimonio netto sopra i 100.000 euro corrisponde a un aumento di 0,16 punti su una scala di soddisfazione da 0 a 10 — più del doppio rispetto all’effetto del reddito. Un dato che conferma come la sicurezza materiale percepita derivi più dalla stabilità e consistenza del patrimonio (case, risparmi, investimenti) che dalla variabilità del flusso di entrate mensili.

Ma torniamo al dato riguardante l’Italia. L’analisi dei ricercatori non fornisce indicazioni sull’anomalia, ma si limita a rimarcare le ragioni. «Potrebbero esserci molteplici fattori» evidenzia Luigi Curini, professore ordinario di Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Milano che ha parlato della ricerca su ItaliaOggi . «C’è un fattore che accomuna Italia e Spagna: l’importante tradizione rurale.

Penso all’ostentazione dei nobili che controllavano la terra e all’importante differenza di ricchezza tra chi la lavorava e chi la possedeva. Questo potrebbe aver in qualche modo influenzati i risultati facendo sì che gli italiani siano particolarmente attratti dagli influencer». Un’altra ipotesi riguarda la necessità di tutelarsi contro l’incertezza. «Potrebbe avere senso - spiega Curini - ma non spiegherebbe il fattore dell’aumento di felicità: è vero che la ricchezza è fondamentale a ridurre l’incertezza, ma quando si ha una ricchezza di un milione di euro dovrebbe esserci un minimo di certezza. Un’altra spiegazione potrebbe anche essere legata al fatto che i giovani, soprattutto al Sud, necessitano del supporto delle famiglie per garantirsi un livello di vita soddisfacente, per cui più ricchezza familiare si ha, più questo genera felicità in quanto consente di garantire una vita soddisfacente non solo a se stessi ma anche alla propria prole ».

Ciò che appare chiaro è che l’impatto di un’elevata ricchezza sul benessere è complesso e varia significativamente a seconda dei diversi contesti culturali ed economici. Ma l’eterno dibattito sul rapporto tra denaro e felicità andrà avanti ancora a lungo.

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