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Un Ramadan "flessibile" come Natale e Pasqua

La questione se lo spazio per ricorrenze musulmane in una nazione cristiana ci possa e ci debba essere è fuorviante, oltre che mal posta

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La questione se lo spazio per ricorrenze musulmane in una nazione cristiana ci possa e ci debba essere è fuorviante, oltre che mal posta. Il tema non può trovare una sua civile composizione nello scontro tra ricorrenze cristiane e ricorrenze musulmane.

Le comunità islamiche, ormai una realtà, sono portatrici di una religione con le sue tipicità. Discutere su come far convivere questi nuovi cittadini integrandoli anziché emarginarli è sano, ma va fatto con intento e modalità costruttive, visto che lo scontro non porterebbe bene a nessuno.

Intanto, noi guardiamo al fenomeno dal nostro punto di vista e avvertiamo la sgomitata di chi vuole un posticino al sole, che credevamo fosse solo per noi: Natale sì, Ramadan no. Salvo poi importare Halloween, ma quello è cool perché lo vediamo nei film americani. Invece c'è una sfida molto più profonda e sta tutta nel campo musulmano.

Queste comunità, che lecitamente professano la loro religione, se la trovano quotidianamente sfidata dalla modernità occidentale. Sì, anche noi siamo religiosi, con la differenza che non ci siamo rimasti imprigionati. Alcuni secoli fa abbiamo messo la cosa in una prospettiva diversa, che suona più o meno così. Cara religione, noi stiamo un po' stretti e sentiamo il bisogno di andare avanti come civiltà. Non vogliamo rinunciare assolutamente alla fede, ma sarebbe il caso che tu prendessi atto dei cambiamenti e ti adattassi.

La flessibilità è stata la grande risorsa della religione cristiana, che le ha permesso di stare con noi e darci ancora i suoi messaggi positivi, senza quelle regole che ci davamo ormai da soli, per la civiltà sociale raggiunta. Uccidere non è peccato, è contro la legge. Il digiuno si chiama dieta e non lo impone la fede, ma il medico. Quanto a desiderare la donna d'altri, sorvoliamo, che è meglio.

In conclusione, l'islam e tutte le altre confessioni religiose vanno bene, a patto che stiano sempre un passo indietro alla regola del vivere civile, che è «libera fede in libero Stato» e non il contrario. E non facciano l'errore di paragonare il Ramadan al Natale e alla Pasqua, che nella sostanza non hanno ormai nulla di religioso.

Nella forma sì: prendano spunto.

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