Ausiliari del traffico, a Genova ce ne sono il triplo che a Milano

Ausiliari del traffico, a Genova ce ne sono il triplo che a Milano

Partiamo dai numeri. A Genova, capoluogo di Provincia con 608mila anime, ci sono 68.05 ausiliari del traffico ogni 100mila abitanti, una media di 41.28 ausiliari ogni cento operatori di polizia locale. Milano, capoluogo di Provincia con un milione e 337mila anime, di ausiliari del traffico ne ha 14.58 ogni 100mila abitanti, 6.29 ogni 100 operatori di polizia locale. Che tradotto ancora in numeri nel primo caso vuol dire 408 ausiliari a Genova contro i 182 di Milano. Che tradotto ancora, vuol dire un rapporto di circa uno a tre, tre nella Superba contro uno all’ombra della Madonnina.
E questo, nonostante Milano abbia il doppio della popolazione genovese che raddoppia ulteriormente ogni giorno con i pendolari che entrano in città per lavorare.
Riassumendo: dopo Lodi - che di ausiliari ogni 100mila abitanti ne ha addirittura 95.94, 110.81 ogni cento operatori di polizia locale, un record assoluto in Italia -, Genova è la città italiana con il più alto numero di «addetti alle multe». E quindi?
«Quindi il Comune fa cassa con le multe. Genova dimostra ancora di più che l’atteggiamento dell’amministrazione è punitivo verso i suoi cittadini. Pensa a rastrellare denaro in modo ipocrita». Armando Siri in corsa per la conquista di Tursi con il Partito Italia Nuova che giusto ieri ha incassato anche il sostegno di Franca Brignola, anchorwoman della tv locale, legge i dati dell’ultimo rapporto a disposizione sulla polizia locale che risale al 2009. Per il traffico e la dolorosa questione delle sanzioni, lui ha in mente una piccola rivoluzione: un bollino annuale di 140 euro con il quale i cittadini sarebbero liberi di parcheggiare dappertutto. «A 44 centesimi al giorno, il bollino è facoltativo naturalmente».
Ma torniamo di nuovo ai numeri. Spiega lo studio sulla polizia locale che al sud Italia l’alta presenza degli ausiliari risponde più a politiche occupazionali o finalizzate al contrasto del fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Nel nord e nel centro, invece, non essendoci questa necessità grazie al contesto sociale, l’impiego massiccio degli ausiliari si misura su scelte di esternalizzazione dei parcheggi e per contrastare le soste irregolari. Ancora, dopo Torino a quota 15, Genova è il secondo capoluogo d’Italia con il maggior numero di misuratori di velocità fissi e mobili (11 in totale). Epperò, Genova è la città dove i ricorsi ogni mille sanzioni sono in media 43.76 e i pagamenti in misura ridotta ogni mille multe, sono 515.04. A fronte di una media di 557.44 sanzioni per ogni operatore di polizia locale e di 123.21 multe ogni cento veicoli di vigili.
«Ma in che razza di città sto io se, quando mi capita di andare su una corsia gialla con la moto, prendo una multa quando a tre metri ci sono gli abusivi - incalza Siri -. Dal sindaco voglio il rispetto delle regole. Il sistema delle multe a Genova è sbagliato, ci si deve basare su un rapporto di collaborazione con i cittadini e non di punizione. Gli automobilisti non sono cittadini di serie B».
Poi c’è tutto il problema dei mezzi pubblici, perché l’uso della macchina è inversamente proporzionale all’efficienza del trasporto locale: più capillare è il servizio, meno ci si sposta in automobile. «Qui a Genova gli automobilisti devono mettere in conto di prendere almeno una multa a testa. Su 208mila auto immatricolate ci sono state 208mila sanzioni - continua Siri -. In una città come la nostra non si può fare soltanto polemica sulle cifre Amt. Ci siamo stufati: o siamo in grado di pagare il servizio pubblico oppure no».
Va bene, ma tutti questi ausiliari potrebbero essere usati diversamente?
«Gli ausiliari non possono fare sicurezza. I vigili vigilano e mi proteggono, i genovesi devono avere l’impressione di un territorio sicuro.

Ma è certo che se venisse introdotto il bollino, gli ausiliari dovranno comunque controllare che la gente sia in regola. Sulla strada ci sono tantissime esigenze che non sono solo quelle punitive per i cittadini. Si può pensare di impiegarli in servizi di aiuto alla cittadinanza».

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