Autista Atm, stressato fa rima con maleducato

Una mattina milanese sotto il temporale. Arriva a catinelle l’acqua. Via Andrea Doria, capolinea della 56: è l’unico autobus che si incammina lungo via Padova. Tanto per cambiare l’autobus non c’è. Poi arriva. Prepotente, si ferma in mezzo alla strada. Evidentemente è in ritardo, deve ripartire il più in fretta possibile. La sigla è 2744. Ore 11.30. Una trentina di persone assaltano il mezzo. L’autista è nervoso, basta guardarlo. I più giovani cedono il passo agli anziani, sono saliti quasi tutti finalmente, ne mancano soltanto due. Un uomo e una donna. Ma lui, l’autista «ingolfato» dal traffico e forse arrabbiato col mondo che gli rallenta la vita all’improvviso gli sbarra le porte in faccia. Riparte. Semaforo rosso. I due lasciati sulla strada protestano. La donna si piazza davanti all’autobus, chiede di salire. Il labiale dell’integerrimo conducente lo si legge chiaramente: «Ma che c...vuoi». Poi anche il segno della mano. A dirle: «Ma vattene via, fila». È questa la Milano che si prepara all’Expo? La città dei servizi che funzionano, la metropoli educata, pronta ad accogliere? Forse sarà il caso di rivedere le cose, a partire da quelle minime.

Che poi significano un tram puntuale, magari qualche sciopero in meno, qualche telefonata da non fare mentre si guida. E il rispetto altrui. La signora in questione ha presentato reclamo all Atm. Noi adesso aspettiamo di sapere come andrà a finire.

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