Automotive

Anche Volkswagen alza la voce: "Investire in Europa è troppo costoso"

Non rallenta l’escalation dovuta all’innalzamento dei prezzi dell’energia. In dubbio le Gigafactory europee

Anche Volkswagen alza la voce: "Investire in Europa è troppo costoso"

Continua in modo incessante l’effetto domino causato dall’innalzamento dei prezzi dell’energia che attanaglia l’Europa. Il già critico mondo automotive non può che ricevere l’ennesima stangata, dopo il già difficile 2021 e 2022, al centro di un fuoco incrociato tra crisi dei semiconduttori, inflazione, dipendenze dalle forniture cinesi e, solo recentemente anche l’aumento dei costi energetici per la produzione. Questa volta è Volkswagen a lanciare l’allarme sulla difficile condizione dei produttori di auto europei, già anticipata nel mese di settembre da Geng Wu, responsabile degli acquisti Volkswagen Europa. La situazione sarebbe sempre meno sostenibile e vantaggiosa. Thomas Schäfer rincara la dose nelle ultime ore, manifestando l’impossibilità di investire per la realizzazione delle attese Gigafactory europee, se non in concomitanza con forti prese di posizione delle istituzioni per agevolare tale processo.

Tra pochi giorni ci sarà infatti un importante incontro tra i ministri dell’Economia di Francia e Germania (Le Maire e Habeck), per consolidare le mosse dei due stati sulla direzione dell’elettrificazione. Tuttavia, il numero uno di Volkswagen si è mostrato preoccupato tramite un post pubblicato su Linkedin, in cui spiega “non si stanno considerando tematiche cruciali per l’attrattività della Germania e, in generale, dell’Europa sul fronte investimenti esteri”.

Volkswagen

Schäfer teme che l’UE possa perdere occasioni importanti data la scarsa incentivazione agli investimenti anche esteri, soprattutto a fronte di una forte accelerazione di altri stati come Usa, Canada, Cina e sud-est asiatico. Da qui ritorna al tema dei costi di produzione: la non competitività dei prezzi dell’energia scoraggia la creazione di poli produttivi, per tutte quelle aziende che, quasi per moda, sono recentemente state classificate come “energivore”.

Di questo passo “la creazione di valore sarà fatta altrove” sentenzia Schäfer. Sembra quasi scontato così, un ritorno al modello di protezione e tutela delle aziende e degli investimenti interni, come recentemente effettuato anche negli Stati Uniti dalla dirigenza Biden con l’Inflation Reduction Act, volto a incentivare la creazione di valore sul suolo statunitense tramite concrete agevolazioni. Schäfer insiste così nell’urgenza, da parte dell’Ue di intervenire con atti mirati a salvaguardare la permanenza dei poli industriali europei, per non rischiare una drammatica e pericolosa de-industrializzazione del Vecchio Continente.

L’attrattività dovrebbe e deve rimanere alta, ma nel presente e a breve termine, non con direttive a lungo termine che rischiano di non essere impattanti nel presente.

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