Cronaca locale

Avvocato scopre sentenza scritta prima del processo. E' polemica in aula

Il dibattimento deve ancora cominciare. Ma l'avvocato difensore scopre un documento con la sentenza di condanna già scritta e firmata. In aula scoppia la bagarre. Ma alla fine la condanna arriva lo stesso

Avvocato scopre sentenza scritta 
prima del processo. E' polemica in aula

Milano - L’episodio è accaduto stamattina, nell’aula della prima corte d’appello. Un avvocato era in attesa che venisse chiamato il processo d’appello a carico del suo assistito. Aspettando l’ingresso della corte, riguarda il fascicolo del processo. Tra le carte, nota un documento dove è già scritta la sentenza di condanna per l’imputato che sta difendendo. E grida allo scandalo.

La denuncia A spiegare l’accaduto è lo stesso Cerruti, che dice: “Per scrupolo prima dell’inizio del processo chiedo al cancelliere di indicarmi il fascicolo in modo da capire quali fossero i punti più controversi da discutere. Noto che sulla scrivania del presidente c’è un documento con scritto: “Tribunale di Monza Basile Francesco”. Lo apro per vedere cosa ci sia annotato dei miei motivi di appello e leggo: “’L’appello è infondato e va rigettato”. Accanto il giudice Giovanni Scaglione ha scritto punto per punto tutte le motivazioni di rigetto dei miei motivi di appello”. Per il suo assistito Francesco Basile la sentenza era già stata scritta con la conferma del giudizio di primo grado, una condanna a 8 mesi per un borseggio avvenuto a Monza lo scorso 14 settembre poco prima dell’inizio del gran premio. Mentre racconta, il legale è indignato: “Se questo è quanto – commenta -, la funzione dell’avvocato è assolutamente nulla e siccome io ho un rispetto enorme per la magistratura, ho voluto tutelare la giustizia. Quindi ho fatto mettere a verbale che ho trovato la sentenza già firmata. Poi ho chiesto che venisse sequestrata in modo che il Consiglio superiore della magistratura verifichi se l’avvocatura sia stata offesa. Quindi ho avvertito per telefono l’Ordine degli avvocati di Napoli e sono andato di persona dai responsabili di quello di Milano”. Il legale sottolinea come il tutto sia accaduto sotto gli occhi del suo assistito, presente in aula nella cella riservata ai detenuti perché si trova ancora in carcere non essendogli mai stati concessi i domiciliari malgrado abbia scontato praticamente già tutta la pena comminata in primo grado.

Giudice sostituito Al rientro della corte in aula l’avvocato Cerruti ha fatto verbalizzare l’episodio e il sostituto procuratore generale Isabella Pugliese ha chiesto una integrazione del collegio giudicante. Il presidente Scaglione, pur ravvisando l’anormalità della consultazione dei suoi documenti che non facevano parte del fascicolo processuale, ha deciso di astenersi. Quattro componenti dell’ordine degli avvocati di Milano sono arrivati in aula per chiedere l’acquisizione del documento. Il fascicolo sul tavolo del presidente, a quanto appreso, non avrebbe avuto ancora l’intestazione del Tribunale ed è stato fotografato dall’avvocato Cerruti. “L’avvocato ha messo abusivamente le mani nelle carte mie. Io avevo preparato una bozza di decisione, ma la decisione del collegio poteva essere completamente diversa”. Lo ha dichiarato Giovanni Scaglione, il presidente della prima corte d’appello accusato dall’avvocato dell’imputato di aver già scritto una sentenza di conferma di condanna prima che si celebrasse il processo. “Era solo un appunto e non la preparazione di un atto già assunto - ha insistito il giudice - Quello che conta è la decisione finale, non quello che ha in mente prima un giudice”.

L’esito finale Una volta cominciato il dibattimento, il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a 8 mesi di reclusione per Francesco Basile, accusato di furto. L’uomo fa il venditore ambulante, il bagarino e il piastrellista. Ha alcuni precedenti e in particolare uno per truffa all’assicurazione. Il suo avvocato invece ha chiesto la piena assoluzione. Alla fine l’imputato s’è visto ridurre la pena da 8 a 5 mesi in appello. È questa la conclusione del processo per un borseggio avvenuto a Monza l’anno scorso. Il verdetto è stato pronunciato a porte chiuse dalla prima Corte d’Appello dopo che il presidente e il collegio si erano astenuti dal giudizio in seguito a quanto accaduto. La corte ha concesso un’attenuante e ha ridotto la pena da 8 a 5 mesi. Tra due giorni Basile, avendo scontato la condanna, sarà scarcerato e potrà tornare alla sua abitazione.

Paolo Cerruti, l’avvocato dell’imputato, Francesco Basile, ha commentato: “Io non sono contento perché sono convinto che il mio assistito meritasse l’assoluzione”.

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