
Difficile da definire un locale come Azabu10. Diciamo che è un omakase, ovvero un rituale gastronomico giapponese per un gruppo di persone che mangiano a un bancone contemporaneamente le stesse cose realizzate in presa diretta dallo chef su un canovaccio a sorpresa. Ma Andrea Arcieri, chef e patron di questo locale sperduto in zona Bicocca (via San Glicerio, 6), ci aggiunge la sua italianità, l'utilizzo di pesce dry aged che matura nei frigoriferi che dominano dietro al bancone e il suo stile personale e senza maestri.
Da Azabu10 funziona così: c'è un menu omakase IDGF (più o meno: non me ne frega niente) che è composto da una lunga successione di piccole portate, dalle 22 alle 25. La durata è di circa due ore, si parte alle 19,30 o alle 21,30, tutti assieme, una decina di persone, conosciute o sconosciute. La cena è divisa in due parti: un primo bancone dove vengono serviti alcuni piatti di riscaldamento (tra i quali una Composizione di frutti di mare con ostrica affumicata nella mandorla, cozza, vongola e friggitello), poi alcuni sashimi (notevole il Rombo con pelle croccante come una cotenna di maiale), un Chorizo di trota servito su uno spiedino e impanato nei cereali, un Ceviche con una cinquantina tra pesci, agrumi, frutti, erbe, semi e un gelato alla cipolla, e poi una raffica di nigiri preparati e raccontati a uno a uno da Andrea: pezzogna, cernia, branzino, pagro, orata, calamaro, lampuga, alalunga, la parte magra del tonno, la parte più grassa.
Poi piccola pausa ed ecco il secondo atto, guidato da Gioele sul bancone di fronte: una Soba (pasta fredda), un'Anguilla alla brace, due dolci si fa per dire (uno è un fna di gambero con mazzancolla), poi un Kakigori, una sorta di grattachecca. Servizio collettivo, atmosfera di condivisione di piaceri e di idee, si beve vino o sakè, si pagano (volentieri) 158 euro più bevande. Ma che viaggio.