Anno nero per la controllata del gruppo Exor: Philips cade sui respiratori "notturni"

Scivolone in Borsa (fino al 7%) sulla perdita di 465 milioni e lo stop a nuovi macchinari difettosi

Anno nero per la controllata del gruppo Exor: Philips cade sui respiratori "notturni"
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Sono giorni di problemi per John Elkann, presidente di Exor, la holding di investimenti della famiglia Agnelli. Non bastavano le tensioni con il governo sulla «francesizzazione» di Stellantis, insieme alle pressioni per far crescere la produzione di veicoli in Italia e le aperture del ministro Adolfo Urso affinché un secondo costruttore investa nel Paese. A incappare in un incidente di percorso è stata Philips, la società olandese di tecnologia sanitaria nella quale Exor, la scorsa estate, ha puntato 2,6 miliardi per il 15%, con la possibilità di portare la partecipazione fino a un limite massimo del 20 per cento.

Philips, un tempo leader nell’elettronica di consumo, ha infatti sospeso la vendita dei nuovi ventilatori per il trattamento dell’apnea notturna negli Stati Uniti, dopo avere raggiunto un accordo con la Food and Drug Administration (Fda). L’accordo ha fatto seguito al ritiro di milioni di dispositivi nel 2021 che si erano rivelati potenzialmente tossici. Il prossimo passo sarà la comunicazione, da parte dell’azienda, dei miglioramenti apportati al prodotto. E fino a quando le condizioni non saranno soddisfatte, nessun nuovo dispositivo «Respironics» potrà essere venduto sul mercato Usa. Philips ha accantonato 363 milioni nel quarto trimestre di esercizio per raggiungere l’obiettivo. Il decreto è ora in fase di finalizzazione e sarà sottoposto all’approvazione del tribunale statunitense competente.

Ieri, alla Borsa di Amsterdam il titolo ha così toccato il minimo di 19,23 euro (-7%) per poi risalire e chiudere a quota 20,11 con un calo del 4,1%. Lieve la variazione, invece, per Exor a Milano: -0,18%.
Il commento di un analista: «Per la Borsa l’incertezza rappresenta il male peggiore. È una situazione che si ripete a distanza di poco. Importante, a questo punto, e tirare una riga netta. Non è detto che tutti i mali vengano per nuocere». Secondo Ubs, «la vicenda comporterà per Philips una perdita di fatturato di circa 400 milioni». Il punto di vista di Ing: «L’intesa con la Fda è a nostro avviso punitiva in quanto Philips impiegherà diversi anni per soddisfare i requisiti e sarà difficile recuperare la posizione di mercato di Respironics negli Usa». Nell’ultimo esercizio il fatturato di Philips è stato di 18,16 miliardi, con una perdita di circa 465 milioni di dollari.

Che il gruppo impegnato nella sanità vivesse un periodo difficile era ben chiaro a Exor. Da qui l’impegno della holding di fornire tutto il supporto necessario ai piani di rilancio e di creazione di valore a lungo termine, nel caso di Philips orientati al miglioramento della salute e del benessere delle persone.

E proprio la salute, il lusso e la tecnologia, oltre ai business tradizionali di casa Agnelli, fanno sempre piu parte dell’ampio raggio di azione di Exor. Infine, non troverebbe riscontro la possibilità che Ferrari (Exor) stia valutando di riportare la sede legale in Italia dall’Olanda, grazie al nuovo Disegno di legge capitali.

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