
Sarà una tivù «con più informazione, più intrattenimento e fiction» e meno prodotti d'importazione «come già facciamo in Italia e Spagna». Una tivù dove «difenderemo i livelli occupazionali con l'assunzione di giovani professionisti» nonché «il radicamento di ProsiebenSat1 e delle sue attività in Baviera, in tutta la Germania e nelle aree di lingua tedesca». Sono questi i paletti principali della visione di Pier Silvio Berlusconi per l'emittente privata leader in Germania che si appresta a passare sotto il controllo di Mfe-Mediaset, che con questa operazione diventa il primo gruppo televisivo in Europa. Lunedì 1 settembre si è chiusa l'Ops con la quale Mfe offriva 4,47 euro e 1,3 azioni Mfe A per ogni titolo Prosieben. I risultati si conosceranno domani, 4 settembre, ma già si stimano adesioni tra il 70 e il 75% del capitale, a garantire il pieno controllo del gruppo.
Per coronare il successo il ceo di Mfe ha ieri varcato la soglia della Cancelleria federale di Berlino per un colloquio con il ministro tedesco per la Cultura e i Media, Wolfram Weimer. Un incontro di cortesia istituzionale, programmato da mesi, quando si era capito che Mfe avrebbe vinto la partita. Da un punto di vista tecnico non c'era un tema autorizzativo, che spettava alle autorità statali di Baviera e ai vari Antitrust dei Paesi dove opera Prosieben. Ma la questione politica, nelle operazioni transfrontaliere, ha sempre il suo peso. Tanto più se il settore interessato è quello dei media. Per questo il rapporto tra il mondo Mediaset e Berlino è stato costruito nel tempo. Anche perché la proprietà del gruppo Mediaset non fa capo a una famiglia qualunque. Silvio Berlusconi è l'ex premier italiano più conosciuto nel mondo. «L'indipendenza editoriale ha detto Weimer dopo il colloquio con Berlusconi - è di fondamentale importanza: non deve essere minacciata. Siamo allineati con Mfe sul punto, il che costituisce una buona base per un impegno di successo nel mercato tedesco dei media». Ne discendono i vincoli politici che più stanno a cuore al governo. Weimer - che non è un politico di professione, ma un giornalista ed editore liberal conservatore li ha elencati con cura: «Chiunque gestisca e produca una stazione di broadcasting in Germania ha delle responsabilità: sul fronte dei posti di lavoro, per il pagamento delle imposte, nonché in termini di infrastruttura creativa». Sono i paletti fissati da Pier Silvio. «Siamo lieti che Mfe onori queste responsabilità in Germania ha aggiunto il ministro - così come in Italia e Spagna. Se una grande piattaforma pan-europea sta prendendo piede partendo da Monaco di Baviera, siamo in presenza di una notizia positiva». Ma i due sono andati anche oltre: di fronte al tema generale delle mosse dei giganti del web, Weimer si è detto disponibile a valutare un allineamento rispetto alle norme che regolano la tivù commerciale. Un argomento che, come noto, sta molto a cuore a Mfe.
La buona accoglienza della Cancelleria arriva dopo quella del governo della Baviera e ultimamente anche del management di Prosieben. Che però ha cambiato idea solo alla fine, dopo mesi di ostilità.
Tanto che il ceo del gruppo, Bert Habets, non ha aspettato la fine del mandato (scadeva in ottobre) e si è fatto confermare per un triennio nell'aprile scorso, in piena offerta aperta sul mercato. Mentre un altro top manager, il cfo Martin Mildner, ha fatto lo stesso addirittura nell'ultimo giorno dell'Ops. Mosse che appaiono dettate più da interessi personali che non dall'entusiasmo per il nuovo corso.