Iliad, la mossa su Altice apre al risiko in Italia

Il gruppo di Niel, Orange e Bouygues non cedono al primo rifiuto. "Offerta valida, ora dialoghiamo"

L'imprenditore francese e fondatore del gruppo Iliad, Xavier Niel.
L'imprenditore francese e fondatore del gruppo Iliad, Xavier Niel.
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Per ora è un «no, grazie», ma la sensazione è che possa trattarsi solo di una questione di prezzo. Ieri, infatti, il ceo del gruppo delle telecomunicazioni francese Altice, Arthur Dreyfuss, ha «immediatamente respinto» l'offerta dei concorrenti Bouygues, Iliad e Orange, che hanno messo sul piatto 17 miliardi di euro per rilevare gran parte delle attività della sua controllata Sfr. In serata, è arrivata la contro-replica dell'alleanza di operatori offerenti i quali hanno specificato che «rimangono convinti dell'adeguatezza della loro offerta e del valore del progetto» e annunciano che la loro proposta rimarrà valida esprimendo la volontà di «instaurare un dialogo costruttivo con Altice Group e i suoi azionisti per valutare come questo progetto potrebbe proseguire». Non è possibile prevedere come proseguira l'operazione, sta di fatto che in ambienti delle tlc italiani vedono questo tentativo con un certo interesse. Del resto se l'Antitrust europeo non dovesse mettersi di traverso a una riduzione degli operatori infrastrutturati da quattro a tre in Francia, allora anche in Italia potrebbe aprirsi una nuova stagione di trattative.

È noto, infatti, il gelo che attualmente corre fra Iliad e Tim, con i colloqui che si sono interrotti lo scorso aprile dopo l'ingresso nel capitale di Poste Italiane come primo azionista al posto di Cdp e Vivendi. È altrettanto vero, però, che gli affari italiani di Iliad a sette anni dall'esordio non sono ancora in utile e allora l'incastro potrebbe portare a sistemare due mercati in una volta sola: cessione delle attività italiane per alimentare, eventualmente, un rilancio sul fronte francese. Risultato: discesa del numero degli operatori a tre in due mercati chiave dell'Unione europea. Un desiderio auspicato da tutti gli operatori o quasi, che vedono - in particolare in Italia - i margini schiacciarsi sempre di più, con una limitazione importante alla loro capacità di investire sul potenziamento della rete.

Secondo gli analisti di Intermonte, «una combinazione Tim Consumer - Iliad sembra la più plausibile e strategicamente logica, poiché avrebbe un alto potenziale industriale e forti prospettive di creazione di valore, e sarebbe apprezzata dal nuovo principale azionista di Tim, Poste Italiane». In Francia, Iliad dovrebbe spendere oltre 5 miliardi di euro per acquistare il 30% degli asset di Sfr (le rimanenti quote andrebbero al 43% a Bouygues e il 27% a Orange). Il gruppo fondato da Xavier Niel (nella foto) per completare l'operazione dovrebbe aumentare il suo debito, che già ora ammonta a 14,5 miliardi.

Invece, vendendo gli asset italiani potrebbe ambire a incassare una cifra vicina ai 3 miliardi trovando parziale copertura all'operazione. E chissà che, se non si muovesse Tim da sola, un'operazione simil-Francia possa essere intrapresa dalle telco italiane alleate sugli asset di Iliad.

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