Su Mirafiori ancora un tavolo flop. Cresce la concorrenza nordafricana

Servono nuovi modelli popolari. Tavares insiste sulla via elettrica

 Su Mirafiori ancora un tavolo flop. Cresce la concorrenza nordafricana
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Cresce la tensione in vista del 12 aprile, giorno dello sciopero unitario indetto a Torino per chiedere il rilancio dell’industria automobilistica nel territorio. Intanto, nulla di fatto, anche ieri, in occasione del tavolo ministeriale con Stellantis su Mirafiori. Il modo con cui arrivare a sfornare 200mila auto resta un miraggio. Dal gruppo, infatti, nessuna risposta sulla possibilità di realizzare in quella sede un modello ibrido, confacente al mercato interno, né sul destino di Grugliasco e neppure sul sito in cui saranno realizzate le auto elettriche del partner cinese Leapmotor, che a Mirafiori ha preferito (o gli è stato suggerito) l’impianto di Tychy, in Polonia.
Avanti di questo passo, il declino produttivo dello storico polo torinese penalizzerà sempre più una forza lavoro già ridotta al minimo. La Fiat 500 elettrica realizzata per l'export (nel 2023 il 93%), come la Maserati (in linea ci sono solo i due modelli sportivi GranTurismo e GranCabrio, presto anche a batteria), risentono delle crescenti difficoltà del mercato internazionale, mentre non sono previste vetture rivolte al pubblico di casa che possano essere stimolate in modo significativo dai nuovi incentivi in arrivo.
A fare concorrenza interna a Mirafiori, poi, oltre alle fabbriche in Polonia e Serbia, saranno sempre più, da ora in avanti, quelle in Nord Africa. I sindacati sono pessimisti, anche perché, numeri alla mano, dai 51.300 dipendenti complessivi in Italia nel 2021, negli stabilimenti di Stellantis si è adesso a quota 42.700, senza contare la cassa integrazione e le uscite incentivate in corso.
C’è chi sostiene che soltanto l’arrivo in Italia di un secondo produttore di veicoli potrebbe dare la scossa decisiva al gruppo. Solo verso la fine dell’anno si saprà se i colloqui che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avviato con otto società del settore, tra cui alcune asiatiche, sortiranno a qualcosa.
Al momento sarebbero tre le aziende con le quali i colloqui sono indicati più fitti.


Intanto, dal Freedom of Mobility Forum l’ad Carlos Tavares insiste: «I veicoli elettrici sono la via da percorrere». Una visione in linea con quella del collega-rivale Luca De Meo, a capo della francese Renault («Nell’elettrico ci abbiamo messo decine di miliardi, non vogliamo tornare indietro»). Già, e il mercato?

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