
All’ingresso, una benda per coprire gli occhi e un paio di cuffie insonorizzate. Poi il buio, il silenzio, e davanti un piatto. Nessuna spiegazione, solo il compito di mangiare. Così ha preso forma l’esperienza proposta da TreValli Cooperlat e Lega del Filo d’Oro a Milano, per celebrare i dieci anni di una collaborazione che ha superato da tempo la logica della donazione per trasformarsi in un patto profondo di solidarietà e co-progettazione.
Il viaggio sensoriale
Per chi ha partecipato, è stato un viaggio sensoriale che ha messo a nudo le fragilità. Una forchetta incerta, un boccone esitante, l’olfatto come guida. In quel disorientamento, è emersa una verità potente: per tanti bambini assistiti dalla Lega del Filo d’Oro, mangiare non è un gesto meccanico, ma un percorso di scoperta. Ogni sapore, ogni consistenza, ogni piccolo progresso a tavola diventa uno strumento per comunicare, per scegliere, per affermare sé stessi. "Il gusto, in questi percorsi, diventa una voce", ha spiegato uno degli operatori della Fondazione. "Per chi non vede e non sente, riuscire a dire “questo mi piace” è un atto di libertà".
TreValli Cooperlat
TreValli Cooperlat, cooperativa agroalimentare con sede a Jesi, ha scelto da tempo di stare accanto a questa realtà con un impegno che non si limita a un sostegno economico. In questi dieci anni sono nate cucine didattiche, laboratori riabilitativi, momenti formativi aperti anche ai dipendenti dell’azienda. Ma soprattutto si è sviluppata una visione condivisa: fare impresa non può prescindere dal prendersi cura del contesto umano in cui si opera. Emilio Baietta, vicepresidente della cooperativa, lo dice con tono misurato ma deciso. Durante l’intervista, la sua voce si abbassa. "Io e te siamo qui, a due passi dall’Arco della Pace, a parlare di solidarietà. Ma fuori, il mondo urla. Vince chi grida più forte. Noi invece vogliamo stare in silenzio, ma vicini. Con le mani tese verso chi ha bisogno". Per Baietta, il progetto “Alimentiamo la Vita Insieme” non è un’operazione di brand, ma qualcosa che lo tocca nel profondo. È un’idea di cooperazione che ha radici etiche prima ancora che economiche. "Essere cooperatori significa avere uno sguardo aperto. Non possiamo rinchiuderci dentro ai margini di bilancio. Dobbiamo sapere ascoltare anche dove non c’è rumore. E il bisogno, spesso, non fa rumore".
L'iniziativa
Il cuore dell’iniziativa oggi batte anche nei punti vendita, con una campagna 5x1000 diffusa in tutta Italia. Ma ciò che rende questo progetto diverso è il suo approccio. Non si chiede di comprare un prodotto, né di aderire a uno sconto. Si chiede una scelta. Una firma. Un gesto semplice che può generare un cambiamento reale. Baietta insiste su questo punto. "Abbiamo voluto parlare di solidarietà in modo diverso. Volevamo che le persone sentissero di far parte di qualcosa. Non come clienti, ma come cittadini". Una visione condivisa anche da Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro, che ha definito questa collaborazione un esempio virtuoso di integrazione tra successo imprenditoriale e impatto sociale. Non una semplice sponsorizzazione, ma una relazione che si rinnova e si evolve, seguendo i bisogni concreti delle famiglie, dei bambini, degli educatori. L’esperienza sensoriale proposta durante l’evento ha lasciato qualcosa a tutti. Non solo emozione, ma consapevolezza. Un modo per comprendere davvero che il cibo non è solo nutrimento biologico. È relazione, apprendimento, possibilità.
L'importanza di ascoltare
"Quando entri in uno dei centri della Lega del Filo d’Oro e vedi un bambino manipolare un cucchiaio per la prima volta, capisci che il tuo lavoro può servire a qualcosa di più", racconta ancora Baietta. "Può aiutare qualcuno a esplorare il mondo. A sentirsi parte". In un tempo in cui le fragilità vengono spesso nascoste o rimosse, questo progetto le mette al centro. Le riconosce, le accompagna, le valorizza. Non come un peso, ma come un'opportunità. "La fragilità non è debolezza. È una sfida.
E noi, come azienda e come persone, vogliamo accettarla", conclude Baietta. "Perché non lavoriamo solo per i bilanci. Lavoriamo per le persone". Un’impresa che ascolta. Che costruisce. Che nutre. Non solo corpi. Ma dignità, relazioni, futuro.