(...) che mi rintrona la testa ancora adesso». Ai carabinieri, che lo tenevano sotto torchio da una dozzina di ore, luomo ha confessato l'omicidio del padre Daniele, di 83 anni, pensionato dell'Amt, scoperto nel primo pomeriggio di mercoledì, ma avvenuto lunedì mattina al Cep di Genova Prà. L'assassino aveva già litigato con il padre un paio di mesi fa e nell'alloggio popolare di via Due Dicembre 79, era intervenuta una pattuglia di militari per sedare l'alterco, che non era sfociato in lesioni, né poteva far prevedere la futura reazione del 48enne.
Marcello Loverso, nullafacente e seguito anche dalla Asl per alcuni problemi mentali, aggravati da un quasi fatale incidente in moto nel 2008, aveva lasciato l'abitazione del genitore una decina di giorni fa. «Vattene via, qui non ci puoi più stare», gli aveva urlato il pensionato, campione di bocce, appassionato di caccia, benvoluto dai vicini di casa e apparentemente da tutti i dieci figli, avuti da due mogli. Il figlio, si era quindi allontanato raccattando qualche cosa e trovando ospitalità presso un'amica nella non lontana via Novella.
Rimuginando sull'accaduto e sentendosi disperato, l'assassino ha preparato meticolosamente l'omicidio. La scorsa settimana è andato da un ferramenta. Ha acquistato un tagliavetro, un grosso martello e dei guanti di plastica «come quelli usati per lavare i piatti». Poi domenica ha afferrato un grosso sacco nero «di quelli usati per la spazzatura». Ci ha fatto un foro per la testa e altri due per le braccia. Nello zainetto ha infilato pure un vecchio berretto di lana nero «per non farmi riconoscere dai vicini di casa» e un coltellaccio da cucina «rubato» in casa dell'amica. Intorno alle 23,30 di domenica è andato dal genitore «quando c'erano i fuochi artificiali». Quatto quatto, come in un film di «commandos», ha manomesso l'interruttore della luce delle scale. Si è appostato fuori dal pianerottolo di casa. È rimasto sveglio tutta la notte aspettando il risveglio del papà e gustandosi nel frattempo lo spettacolo pirotecnico. Intorno alle 7 ha sentito quei «rumori» che gli davano così tanto fastidio. Si è incappucciato, ha indossato il sacco nero e ha cominciato l'operazione. Daniele Loverso, che ha sentito il fracasso, si è trovato davanti il figlio «mimetizzato» e gli avrebbe detto di stare calmo: «che fai qui? Ti avrei telefonato».
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