Le azioni non andarono in Borsa ma Lazard fu pagata lo stesso

Perché Filippo Penati nel 2005 aveva tanta fretta di impadronirsi del controllo dell’autostrada Milano-Serravalle, al punto di rompere il patto di sindacato con il Comune di Milano e di spendere 250 milioni per comprare a un prezzo esorbitante da Marcellino Gavio un altro 15 per cento delle azioni della spa?
A questa domanda, nei cinque anni trascorsi dall’affare, sono state date le risposte più disparate. Penati ha sempre rivendicato la convenienza dell’operazione. Tra i suoi contestatori c’è chi ha parlato dell’appalto per la terza corsia, lievitato da 60 a 100 milioni, chi ha parlato del ruolo di Gavio nella scalata Antonveneta, chi ha messo tutto in relazione con il progetto di quotare in Borsa la Serravalle, sostenuto dal sindaco di allora, Gabriele Albertini, e osteggiato da Penati.
Di sicuro, tra i tanti misteri della vicenda Serravalle ce n’è uno di cui finora si è parlato poco, e riguarda il ruolo di Lazard, la società di consulenza incaricata - dopo una gara pubblica - di fare da advisor, cioè da consulente, per la quotazione in Borsa. É Lazard a valutare in circa un miliardo il valore della società e a indicare di conseguenza in circa 6 euro il prezzo delle azioni da vendere sul mercato(poi acquistate a 8,8). Il contratto tra Serravalle e Lazard prevede che l’advisor venga pagato per il suo lavoro solo se il collocamento in Borsa avviene veramente.


Il collocamento, come è noto, invece non avvenne mai. Ma curiosamente Lazard si vide liquidare ugualmente a spese della Provincia una consulenza a cinque zeri. Su decisione di chi? E perché? Domande sulle quali, almeno per ora, non c’è risposta.

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