Brasilia - Cesare Battisti torna a farsi vivo dal Brasile. Questa volta non per ribadire la propria innocenza o il fatto di aver cambiato vita da svariati anni. Ha cambiato strategia: ora gioca a fare la vittima non tanto dell'Italia ma di Berlusconi e del suo esecutivo. Per il governo italiano "la ragione dell’estradizione non è vedermi in carcere, ma il fatto che ormai sono diventato un trofeo". Per questo il premier "mi vuole in Italia". L'ex terrorista rosso Battisti a una settimana dall’udienza dell’Alta Corte del Brasile che deve pronunciarsi sulla sua estradizione ripete la sua tesi: "In Italia rischierei la vita".
Motivazioni ideologiche "La Russa e altri ministri fascisti - ha proseguito Battisti - hanno invece forti motivazioni ideologiche e personali, in quanto eravamo nemici dichiarati". In Italia la giustizia "non è al di sopra delle parti e, d’altra parte, non c’è più un'opposizione, che ora vuole vincere le elezioni tramite la magistratura".
Rischio la vita Il Supremo Tribunal Federal (Stf) del Brasile deve tener presente che "se torno in Italia rischio la vita", ha proseguito, rilevando inoltre che "quando la stampa si calmerà, rischio di finire impiccato in un carcere. Credo che alcuni giudici dell’Stf non ne abbiano tenuto conto". Nel ricordare di aver subito in passato "due tentativi di sequestro, il primo dei quali in Francia", Battisti ha precisato: "C’è un manifesto degli agenti penitenziari italiani che chiedono vendetta, ci sono ministri che all’epoca erano i nostri avversari più duri".
L'attacco ad Alfano "Ci sono d’altra parte - ha aggiunto - le bugie del ministro della giustizia (Alfano, ndr), il quale dice al Brasile che potrò avere dei benefici carcerari, mentre in Italia c’è la divisione dei poteri, e quella è quindi una tematica del potere giudiziario". "Se torno in Italia - ha concluso Battisti - finisco in un carcere di massima sicurezza, e nei primi sei mesi in una prigione senza luce diurna".
Pronto ad andare in aula "Chiederò ai miei avvocati cosa fare - ha detto Battisti - ma sono pronto a presentarmi in aula". L'ex terrorista ha fatto sapere anche di confidare che il presidente Lula ratificherà lo status di rifugiato se l’Alta Corte si pronuncerà a favore dell’estradizione a Roma.
La Russa: lo ascolterò quando sarà in galera da noi "Non accetto di dibattere con un terrorista: Cesare Battisti sarà oggetto della mia attenzione quando sarà nelle patrie galere. Se avrà da dire qualcosa sul trattamento in carcere lo ascolterò". Così il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, commenta le dichiarazioni dell’ex leader dei Proletari armati per il terrorismo (Pac). Intanto, è l’invito del ministro, "cominci a rispettare le sentenze della magistratura italiana (anche questa è fascista?) ed accettare le colpe della sua condotta terroristica che è costata dolore a tante famiglie".
Torregiani: "E' solo un fanfarone" Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso dalla formazione armata capeggiata da Battisti, reagisce alle dichiarazioni dell’ex leader dei Pac che lo accusa di non dire quello che pensa per il timore di perdere la pensione percepita come vittima del terrorismo. "È un fanfarone. Mi aspettavo qualche dichiarazione anche perché il 12 novembre ricomincia il processo e come al solito Battisti si fa sentire".
Meloni: "Deliri di un assassino" "Sono nauseata dai continui deliri di Battisti, un assassino già condannato come tale, che dal suo dorato esilio cerca di ricostruirsi una verginità morale ai danni dell’Italia e delle vittime degli anni di piombo". Questa la dura reazione del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni agli attacchi di Battisti.
"La cosa più vergognosa - continua il ministro - è che nella sua vile campagna diffamatoria non risparmi ingiuriosi attacchi nemmeno alle sue vittime e ai loro familiari: non soddisfatto di avere ucciso, Battisti continua ad infierire".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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