Lev Nikolaevic Tolstoj
LE ERBACCE DEL MALE. «Théo-phile Gautier nella sua prefazione alle famose Fleurs du mal dice che Baudelaire bandiva quanto più possibile dalla poesia l’eloquenza, la passione e la verità riprodotta troppo esattamente . E Baudelaire non si è limitato a enunciare questo metodo, ma ne ha dato la dimostrazione nei suoi versi, e più ancora nei suoi Petits poèmes en prose, il cui significato è un rebus che bisogna indovinare, e che nella maggior parte dei casi resta enigmatico. i sentimenti che c’ispira il poeta sono molto bassi e malsani. La visione del mondo di Baudelaire consiste nell’innalzare a teoria un grossolano egoismo, e nel sostituire alla morale il concetto di bellezza, e di una bellezza assolutamente artificiosa e indefinita come un’ombra».
CATTIVI MAESTRI. «Appoggiandosi a Nietzsche e a Wagner, gli artisti dell’epoca nuova suppongono che non sia necessario essere compresi dalle masse volgari».
FALSO VERLAINE. «Guazzabuglio di metafore e di parole inesatte, messe insieme col pretesto di voler riprodurre uno stato d’animo volgari manifestazioni di sentimenti cattolici e patriottici. visione del mondo consiste in una fiacca dissolutezza, nel riconoscimento della sua impotenza morale e, come àncora di salvezza contro questa impotenza, nella più rozza idolatria cattolica».
UN CASO CRITICO. «Il nostro Puškin scrive i suoi poemetti, l’Evgenij Onegin, gli Zingari, i suoi racconti: tutte opere di vario pregio, ma indubbiamente di vera arte. Ma ecco che poi, sotto l’influsso di una critica bugiarda che esalta Shakespeare, scrive il Boris Godunov, un’opera fredda e ragionata che i critici portano alle stelle e additano a modello».
NON ASCOLTARMI, NON TI SENTO. «La miglior dimostrazione della nociva influenza della critica è data dal suo atteggiamento verso Beethoven. Tra le innumerevoli opere di questo, spesso composte in fretta e furia dietro commissione, ve ne sono alcune che, malgrado l’artificiosità formale, possiedono un reale valore d’arte; ma poi diventa sordo, non può sentire e comincia a proporre opere ormai del tutto falsate, incompiute e per ciò stesso assurde e incomprensibili in senso musicale. comunica forse un elevato sentimento religioso? E rispondo negativamente, perché la musica per se stessa non può comunicare sentimenti siffatti. E poi mi chiedo ancora: se l’opera non appartiene alla categoria superiore dell’arte religiosa, possiede almeno l’altra facoltà propria della buona arte del nostro tempo, la facoltà di riunire in un solo sentimento tutti gli uomini? Appartiene forse all’arte universale cristiana? Ancora una volta devo rispondere negativamente, perché non posso immaginarmi che una folla di persone normali sia in grado di comprendere qualcosa in quella composizione ove - a parte alcuni brevi frammenti che affogano nel mare dell’inintelligibilità - tutto è prolisso, confuso e artificioso. Volente o nolente, devo quindi concludere che la nona sinfonia appartiene all’arte deteriore».
CHI TROPPO VUOLE... «Wagner vuole emendare l’opera assoggettando la musica alle esigenze della poesia e fondendola in quest’ultima. Tuttavia ogni arte ha un suo determinato campo; che non coincide ma è solo attiguo a quelli delle altre; perciò, se si pretende di riunire in un tutto unico anche solo due arti, quella drammatica e quella musicale, ne deriva che le esigenze dell’una non consentiranno di adempiere a quelle dell’altra. un modello tipico delle più grossolane contraffazioni della poesia e toccano i limiti del ridicolo null’altra delle contraffazioni a me note riunisce in sé con tanta maestria e vigore tutti i procedimenti per mezzo dei quali si falsifica l’arte, e cioè: il prestito, l’imitazione, la ricerca degli effetti e l’attrattiva. Si dice: voi non potete giudicare perché non avete visto le opere di Wagner a Bayreuth, nell’oscurità, con l’orchestra che non si vede, e con un’esecuzione portata al massimo della perfezione. Ma proprio questo dimostra che non si tratta di arte, ma di ipnotismo».
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