Ulisse Stacchini, architetto fiorentino, aveva quarantadue anni quando nel 1913 iniziò a costruire la Stazione Centrale della nostra città, che terminò diciotto anni dopo. Non era certo uno sconosciuto, perché aveva progettato, per parlare solo di Milano, parecchie abitazioni e ancora lo stadio Giuseppe Meazza e il ristorante Savini. Non si comprende quindi, confrontando le date che videro Mussolini diventare dittatore nel '25 e Hitler nel '33, perché la sua stazione sia accusata di «architettura fascista» quando in realtà è un monumentale esempio di architettura liberty, sebbene se ne distacchi per la grande autonomia espressiva che la rende unica nel suo genere.
È questa una premessa che prende un suo significato proprio in queste giornate, nelle quali le strade sono ricche di decorazioni natalizie. Se nello scorso anno queste luminarie erano, nei punti strategici della città, di estrema modestia con l'eccezione di corso Sempione con gli alberi avvolti da piccole luci dal bellissimo effetto a cascata (copia però di quanto realizzato a Parigi l'anno prima), quest'anno i responsabili hanno dilatato le soluzioni di corso Sempione e realizzato poi, via per via, una serie di «riccioli» luminosi, a dire il vero un po troppo ripetitivi. Ma quello che non mi pare molto riuscito riguarda lilluminazione della Centrale. Il fronte della stazione diventa improvvisamente scenografia non fascista, ma «hitleriana». Una rigida composizione a pannelli rettangolari fatti di piccole lampadine, come nel passato azzurre, decora le tre grandi parti della fronte, e al di sopra di tutto una serie grandi e potentissimi fari che ricordano da una parte quelli celebrativi che si ponevano sulla porta di Brandeburgo a Berlino e dall'altra quelli del periodo bellico per individuare gli aerei nemici.
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