La bellezza intrinseca di "Tutto ciò che luccica"

La galleria Contini espone opere che sono legate da un filo d'oro, da Valdés ad Atchugarry

La bellezza intrinseca di "Tutto ciò che luccica"
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È quotato attualmente circa 90 euro al grammo, luccica, ma non sempre e non tutto quello che luccica lo identifica come vero o come puro. Parliamo ovviamente dell'oro, metallo prezioso e simbolico, bene vagheggiato, perseguito, esibito, da molti nascosto come garanzia economica finale per futuri tempi grami. In nome suo sono state compiute guerre e stragi. Eppure la sua valenza anche spirituale è indubbia.

Non c'è da stupirsi troppo se ...Tutto ciò che luccica è il titolo di una mostra che si tiene questo mese e fino al 7 settembre a Cortina d'Ampezzo, nella galleria Contini di Piazza Franceschi 7 e che ha lo scopo di esplorare il fascino del nobile metallo riferito alla sua rappresentazione nell'arte.

"L'idea è nata guardando alla produzione dei nostri artisti", spiega Leonardo Contini, uno dei titolari della galleria, curatore dell'esposizione. "Mi sono reso conto, quasi per sbaglio, che l'elemento dell'oro ritornava con una certa assiduità nell'opera degli artisti che esponiamo. Ci sono opere che deliberatamente gli si approcciano, per esempio una di Manolo Valdés, che ha il nome nel titolo, ma anche i bronzi di Pablo Atchugarry o di Park Eun Sun, che lucidano il metallo a specchio per renderlo scintillante". Del resto la tradizione dell'uso o del riferimento all'oro è presente in ogni tempo, riguardando sia l'arte sacra di Giotto e Cimabue, per cui rappresentava lo spazio divino, al di fuori del tempo, fino ai fiamminghi del XV secolo, come Jan Van Eyck (1390 -1491), che lo usava anche in senso più realistico (si trova indossato dalla signora nello strafamoso e laico Ritratto dei coniugi Arnolfini e sparso a profusione nella Madonna del canonico van Der Paele). E poi tutti abbiamo in testa Gustav Klimt e i suoi sfondi, che sotto forma di poster tappezzano le pareti di mezzo mondo.

"Ci siamo legati proprio alla tradizione dell'arte sacra, da Klimt a Fontana, alla forte valenza simbolica legata al tema spirituale, ma anche all'opulenza, fino ad arrivare al kitsch", prosegue Contini. "Più che un lavoro di ricerca critica, questa mostra è un allestimento collettivo tematico, dove il titolo fa riferimento al proverbio: tutto quello che è esposto luccica, ma non è necessariamente oro". Quante sono le opere? "Circa settanta, tra quadri, sculture e i gioielli. I gioielli sono di Atchugarry e di Mitoraj, sculture in miniatura che possono essere indossate. Poi c'è una selezione di gioielli di mio fratello Riccardo e del suo progetto di design chiamato ES, ispirato alle popolazioni latinoamericane che sono stati sterminate proprio per l'oro".

Il tema ricorre a partire da Marco Adamo, con Oro del drago, grande acrilico su tela, per passare da Virgilio Guidi e dalla sua Danae, olio su tela del 1918-19, ispirato all'opera del Correggio esposta alla Galleria Borghese, (e che non contiene esplicitamente oro, ma lo evoca in ogni sfumatura) fino a un Hope, questa volta in alluminio dorato, di Robert Indiana.

Il 20 agosto alle 18 e 30 si terrà un evento alla presenza degli artisti Atchugarry, Park Eun Sun, Mario Arlati, Lee Kyng Hee, Riccardo ES, Francesco Salvi, Marco Adamo.

"Questo non vuole essere un manifesto", conclude

Contini. "Ma una rassegna di opere che oltre alla piacevolezza per lo sguardo offrono la possibilità di una riflessione approfondita". Nella quale, ci auguriamo, ognuno troverà una personale e interiore proporzione aurea.

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