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Nella doccia i primi sintomi dell'Alzheimer: quali possono essere rivelatori

Tra i segnali precoci da valutare rientrano le difficoltà nell'associare gli odori ai nostri ricordi

Nella doccia i primi sintomi dell'Alzheimer: quali possono essere rivelatori
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Tra i segnali precoci dell'Alzheimer rientrano a pieno diritto le difficoltà a riconoscere odori familiari in contesti comuni, come ad esempio quello del sapone sotto la doccia, un gesto quotidiano per milioni di persone.

A spiegarlo è il dottor Davangere Devanand, titolare della cattedra di psichiatria e neurologia presso la Columbia University di New York, secondo il quale si tratta non tanto di un semplice problema di percezione natura olfattiva, quanto di un deficit che coinvolge le aree adibite alla conservazione della memoria e all'associazione tra i ricordi e le sensazioni che li dovrebbero stimolare: una sorta di anticipazione delle problematiche connesse sia all'Alzheimer che a varie forme di demenza, spesso e volentieri scambiate per conseguenze di stanchezza o stress. Dopo questi primi campanelli d'allarme sarebbe bene effettuare esami più approfonditi, a partire dall'analisi del sangue a quella del liquido cerebrospinale, fino ad arrivare alla risonanza magnetica.

La difficoltà ad associare mnemoinicamente un odore a un gesto abituale, proprio come riconoscere quello del sapone sotto la doccia, può rivelare l'inizio di un deterioramento cognitivo, e in effetti il fallimento dei test olfattivi è uno dei primi segnali anche dell'Alzheimer.

Nel suo studio poi pubblicato su "Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association", il dottor Davangere Devenend ha proposto a 647 volontari senza demenze acclarate a un test olfattivo basato sul riconoscimento di 12 odori: i partecipanti, seguiti dalla Mayo Clinic Study of Aging, sono stati valutati in un percorso medio di 8,1 anni. Il Brief Smell Identification Test si articola in dodici domande a risposta multipla: ci sono altrettanti odori comuni, ovvero sapone, cuoio, lillà, fumo, gas, rosa, ciliegia, chiodi di garofano, fragola, mentolo, ananas, limone, che il partecipante scopre di volta in volta selezionando la risposta tra quattro opzioni.

Nel punteggio, che va ovviamente da 0 a 12 (da -0,25 a -2 a seconda della risposta sbagliata), si valuta la gravità della situazione: l'olfatto è ritenuto intatto con un numero uguale o superiore a 9, compromesso con un numero inferiore a 8 ma superiore a 3, mentre si parla di anosmia sotto la soglia del 3. I risultati sono stati poi associati a quelli del test cognitivo Blessed Information Memory Concentration Test e a quelli di specifici esami strumentali come la Pet amiloide o la risonanza magnetica: incrociando le informazioni, gli studiosi hanno potuto valutare la bontà dei dati emersi grazie al Brief Smell Identification Test.

Il BSIT è riuscito infatti a predire il declino cognitivo, individuando 102 casi di deterioramento e 34 di demenza e rivelando così di essere una valida, più economica e meno invasiva soluzione per individuare in anticipo l'insorgere di

problematiche del genere. "L'utilizzo di un semplice test olfattivo può predire il declino cognitivo", afferma Devanand, spiegando come anche una semplice difficoltà sotto la doccia possa diventare rivelatoria.

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