Alla vigilia della Prima guerra mondiale il ventisettenne Henri Alain-Fournier pubblicò un romanzo, Le Grand Meaulnes, che esplorava il crinale fra ladolescenza e il mondo degli adulti, la sete davventura che nel momento in cui raggiunge il suo scopo di fatto lha perduto, lansia di diventar grandi restando però bambini, al termine della quale cè soltanto la perdita dellinnocenza e il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere.
Alla fine della Prima guerra mondiale il trentenne Benjamin Crémieux pubblicò un romanzo, Le premier de la classe, in cui i temi del Grand Meaulnes erano ben presenti, ma di mezzo cera stata la carneficina bellica alla quale, a differenza di Fournier, Crémieux era sopravvissuto, e i sogni infantili di gloria e di grandezza avevano assunto le tinte del delirio di onnipotenza e di distruzione, un assoluto di cui Fournier non aveva fatto a tempo a vedere labisso, ma che ora a Crémieux faceva orrore.
Nel corso del Novecento il romanzo del primo ebbe giustamente una fortuna straordinaria, cui la giovane morte dellautore, avvolta per di più nel mistero (ucciso nella prima settimana di combattimenti, il suo corpo non fu mai ritrovato), aggiungeva il malinconico fascino che circonda lopera prima perfetta eppure incompiuta. Quanto a Crémieux, la sua attività negli anni Venti e Trenta di critico brillante finì con lo schiacciare il fulminante esordio di Le premier de la classe, e lessere quella lunica e mai più ripetuta sua prova narrativa relegò il romanzo fra lesercizio di stile e il divertissement seppure tragico e colto. Ebreo dorigine, Crémieux nel 43 entrò nella Resistenza che stava per compiere i 55 anni: arrestato, fu deportato a Buchenwald, dove morì lanno successivo.
Adesso leditore Aragno traduce per la prima volta in italiano questo libro dimenticato anche in patria (Il primo della classe, pagg. 266, euro 12) e lo fa per la cura attenta e felice di Giovanni Pacchiano. La «scoperta» di Crémieux segue di alcuni mesi la pubblicazione integrale, per la stessa casa editrice, del Journal dei fratelli Goncourt, piccolo monumento della storia letteraria francese e attesta un gusto editoriale sicuro e controcorrente.
Torniamo da dove siamo partiti, ovvero la somiglianza-differenza fra Le Grand Meaulnes e Il primo della classe. Lì dove cera un eroe romantico perso e preso nei suoi sogni di avventura, qui cè una sorta di piccolo mostro perso e preso nei suoi sogni di grandezza. Il tredicenne Jean Rigaud è più giovane del diciassettenne Augustin Meaulnes, ma lo sovrasta per senso dellassoluto e per disprezzo del genere umano, ne è paradossalmente il fratello maggiore che aspira a farsi largo nella società. Il lettore avverte linnocuità delluno e la pericolosità dellaltro, ed è consapevole che crescendo il divario rimarrà lo stesso: da grande Augustin sarà probabilmente un delinquente sentimentale, incapace di rapportarsi con laltro da sé femminile, e Jean un delinquente morale incapace di rapportarsi con le regole della civile convivenza.
Jean eccelle in tutto, è il più bravo, il più forte, il più intelligente, ma brandisce questa sua unicità come unarma, se ne serve per meglio installarsi sul piedistallo dove ogni cosa gli è permessa... Intelligentemente Crémieux lo lascia ragazzino, con tutti cioè i tremori, le paure, le timidezze delletà, ed è proprio questo a renderlo ancora più affascinante nella sua mostruosità, perché legoismo e il superomismo convivono con tenerezze e rossori, errori di giudizio e esaltazioni infantili...
Sia Fournier sia Crémieux raccontano una psicologia che nelle parole del secondo è «il mondo delleroe disadattato, di quello che gli psichiatri hanno chiamato schizoide, delluomo per cui la vita reale possiede meno realtà di quella che immagina, desidera o inventa. Lo schizoide resterà il tipo fondamentale espressivo della psicologia (o della psicosi) del dopoguerra». Il sogno di Meaulnes, tuttavia, appartiene ancora a unetà dove pur con la sua crudeltà ladolescenza mima e sublima modelli alti, laddove Rigaud è raccontato attraverso gli occhi di chi nel carnaio del 14-18 ha visto andare in pezzi la cavalleria della guerra e quindi della vita stessa, ha misurato il disprezzo per questultima e lanimalità che ne fa parte. Il protagonista del Primo della classe anticipa I ragazzi terribili di Cocteau, leroe esaltato del Diavolo in corpo di Radiguet, laddove Meaulnes, tutto sommato, va ancora a braccetto con il Fabrizio del Dongo di Stendhal.
Costruito come un congegno a orologeria, il romanzo di Crémieux porta il lettore a un finale inatteso e lasciato aperto con maestria di cui non diremo di più. Si esce dalla lettura affascinati e un po turbati, come sempre quando ci si accorge che piccoli mostri crescono. E spesso ci somigliano.
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