Il benzinaio che uccise per salvare il figlio: «I delinquenti? Più tutelati delle vittime»

Dopo 29 anni a vendere benzina Francesco Cutuli è in pensione. È il gestore di Carate che, il 13 settembre 1995, per difendere la sua vita e quella del figlio, uccise due rapinatori. «Ogni volta che ascolto la cronaca di queste vicende sento qualcosa che mi si muove dentro. Penso sempre che si possa arrivare alla fine di episodi del genere. Invece non finiscono mai», dice oggi Cutuli, 59 anni, scuotendo la testa. «A Remigio Radolli dico che sono solidale con lui. Come me, per difendersi dagli aggressori, è stato costretto ad aprire il fuoco. Ognuno ha il diritto di difendere la sua famiglia e il suo lavoro. Questi criminali ti rubano un bene prezioso: la voglia di vivere». Ha dovuto affrontare un processo lungo e snervante prima d’essere assolto per legittima difesa. Ora per un suo ex collega commerciante potrebbe aprirsi lo stesso calvario. «Di fronte a certe vicende - dice - non riesco più a capire se sono più tutelati i delinquenti o la gente per bene che lavora sodo 12 ore il giorno». Quel maledetto 13 settembre di 13 anni fa i balordi piombarono nel suo chiosco: urlando, minacciando, armati. Il benzinaio consegnò l’incasso. Niente. Presero il figlio, e gli puntarono il coltello alla gola. Cutuli terrorizzato estrasse la Beretta e svuotò il caricatore. I banditi crollarono.

I pm chiesero il proscioglimento: legittima difesa. Il Gip lo voleva alla sbarra con un’accusa da brivido: duplice omicidio volontario. Ci sono voluti 5 anni per arrivare all’assoluzione. «A Radolli auguro di farsi tanto coraggio. Anche se non è facile».

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