Caro signor Joel Rodriguez, Gesù ha detto «non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi» (Lc 5,32), e questa verità è la molla che deve spingere la Chiesa, attraverso ciascuno di noi, ma principalmente attraverso i suoi Ministri, quali il cardinale Bertone, a visitare specialmente chi è lontano dalla fede e si comporta non secondo gli insegnamenti del Signore.
In questa ottica, quindi, credo vada interpretata non solo la visita, importantissima, del Cardinale a Cuba, che prosegue idealmente e nei fatti lopera di ravvicinamento iniziata dal defunto Pontefice, ma anche la istituzione in quellisola di una Missione, con linvio colà di due valentissimi nostri Sacerdoti.
Il cardinale Bertone non è certo andato a Cuba con lanimo di non volere vedere o sapere ciò che in quel Paese è successo o succede, anzi credo proprio che le terribili vicende di quella terra abbiano fatto sentire a lui, e prima ancora a Giovanni Paolo II e allattuale Pontefice, il bisogno di essere presente, di far sentire la propria voce e linsegnamento della Chiesa, anche attraverso i suoi ministri in missione colà.
Non sappiamo se il cardinale Bertone possa essere a conoscenza di tutti i particolari di vicende terribili come quelle che lei descrive, ma credo per certo che egli si sia ben documentato, e che proprio lestremo bisogno di una presenza in quel luogo lo abbia spinto ad andare.
Rifletta, quindi, caro signor Rodriguez, anziché emettere giudizi così perentori ed ingenerosi, come quelli contenuti nella sua «lettera aperta», pubblicata su «il Giornale» del 19/10/2005, e vedrà che i frutti di queste importantissime visita e missione non tarderanno a nascere, col tempo si intende, ma nasceranno, ed allora anche le porte di tante celle si potranno aprire, così come le porte di tante nuove Chiese, grazie anche a quella benedizione che il nostro cardinale, (di fatto o nel cuore), avrà voluto giustamente e paternamente impartire anche a Castro, non come dittatore, ma come semplice figlio di Dio!
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