Bezzon: "Solo Milano poteva realizzare questa impresa epica e avveniristica"

Il ricordo del vice comandante dei ghisa Albertini: "Meglio delle Notti di Veltroni"

Bezzon: "Solo Milano poteva realizzare questa impresa epica e avveniristica"
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Una notte a dir poco epica quella del trasferimento nel cortile Museo della Scienza e della Tecnologia di via Olona del sottomarino Enrico Toti, tra il 13 e il 14 agosto 2005. Di quelle che, chi le ha vissute, ricorda con trasporto e, visti i tempi che corrono, una comprensibile nostalgia. "C'era chi lo chiamava il sigaro extraterrestre, l'alieno, il dirigibile, il razzo...Trascorremmo la notte in piedi, ma con gioia, orgoglio. Non posso dimenticare la gioia condivisa dei milanesi, un momento ludico in cui tutti ci siamo trovati uniti, una grande commozione per la consapevolezza di aver realizzato qualcosa di immenso grazie solo grazie alle forze di questa città: non dimentichiamo che un sottomarino all'interno di un museo ce l'hanno solo Milano e Genova. E pochissime altre città al mondo" ricorda Gabriele Albertini che allora era sindaco della nostra città.

"Una folla di gente ha seguito il viaggio del sottomarino dal suo arrivo da Cremona a Milano città, in via Toffetti, alle 19, per undici ore di fila fino alla meta finale al Museo in via Olona, alle 6.30 del mattino dopo. Ero in moto, andavo a sei all'ora, noi vigili eravamo in tantissimi, fu una notte densa di emozioni: il sottomarino non poteva assolutamente fermarsi mai, neanche un attimo, lungo quel percorso, doveva continuare a procedere nel suo percorso, quindi non solo tutte le principali direttrici erano presidiate per assicurarci che fossero completamente sgombre, ma anche tutte le traverse che immettevano sul percorso principale, senza contare le possibilità che qualcuno, per questioni di affollamento, potesse creare una rissa...Per realizzare quella notte lavorammo in centinaia e ce la mettemmo tutta, ricordo l'apporto fondamentale di Bruno Soresina, allora presidente di Atm, ora scomparso...Un gigante!" rammenta Emiliano Bezzon, allora vice comandante (due anni dopo sarebbe stato al vertice di piazza Beccaria, ndr) della Polizia Locale e oggi assessore alla Valorizzazione del Patrimonio Culturale Turistico e Sportivo al Comune di Varese.

"In quegli anni il sindaco di Roma Walter Veltroni aveva inventato le Notti bianche...Con i nostri oltre 200mila cittadini che parteciparono alla sola nottata dell'arrivo del Toti, surclassammo completamente gli eventi della Capitale e i suoi numeri" racconta Albertini. Che ricorda le riprese quasi cinematografiche di quella notte, foto e filmati "felliniani, con i vari lati del sottomarino illuminati dal basso, una struttura imponente che attraversava la città".

"In viale Papiniano una famiglia mi invitò in casa a bere un prosecco... - prosegue Albertini -. Ero con l'ammiraglio Sergio Biraghi. Osservavamo le manovre non facili, millimetriche, che obbligavano a lasciare tra una casa e il sottomarino solo pochi centimetri".

Riprende ancora Bezzon: "Per trasportare il Toti era stato costruito un carrello speciale rigido lungo più di 60 metri. Per favorirne il passaggio e i movimenti dovemmo prima smontare e poi rimontare immediatamente le linee tranviarie, i semafori (il Toti era davvero molto alto). Atm mise all'opera la sua squadra di emergenza. Il sottomarino transitò in alcune zone della città dove sotto passavano le stazioni della metropolitana e dove la strada non reggeva il carico di 340 tonnellate del sottomarino. Venne così realizzato appositamente uno studio di ingegneria e il genio pontieri costruì delle piastre sulle strade su cui il Toti poté passare in modo da distribuirne il peso e non farlo precipitare sotto. Un'opera costosa e avveniristica, resa possibile da grandi sponsor, qualcosa che solo Milano poteva realizzare".

"Un mezzo di trasporto prodigioso quel carrello speciale - ricorda anche Gabriele Albertini -, provvisto di una infinità di ruote controllate da un impianto centrale che gestiva proprio la suddivisione del peso del sottomarino".

Il sindaco milanese ("con la nebbia nei polmoni, come mi diceva Silvio Berlusconi in dialetto") si trovò in cima alla torretta del sottomarino. "Figuriamoci, tutti conoscono la mia passione per i soldatini - conclude ridendo Albertini -. Portavo addosso la maglietta del Toti e quando, all'arrivo del sottomarino nel cortile del Museo della Scienza e della Tecnologia, l'ammiraglio Biraghi mi mise in testa il berretto da ammiraglio della Marina, la mia emozione fu grande. L'impresa era compiuta, ero conscio che era stato qualcosa di talmente importante che davvero solo una città come la nostra aveva potuto realizzare grazie alla professionalità di Atm, della Polizia Locale, di gente che ci aveva messo il cuore oltre alla testa. Persone che sapevano che anche un piccolo errore poteva mettere a repentaglio un evento e trasformarlo in qualcosa di tragico.

A ottobre il direttore del Museo, Fiorenzo Galli, realizzerà una conferenza stampa con la proiezione di filmati in ricordo di quella notte e di tutto il lavoro che aveva comportato. E comunque...Non la dimenticheremo mai".

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