Gian Piero Scevola
«Siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà» il coro che accompagna le imprese in rossonero del giovane brasiliano, è rimbalzato come un inno funebre a Belem, la cittadina sudamericana che oggi ospita la qualificazione mondiale tra Brasile e Venezuela. Che lamore dei brasiliani per la Seleçao sia una cosa fuori dal comune, è risaputo; che per assistere a un allenamento dei verdeoro si presentino in 60mila e altri 20.000 si mettano a premere fuori dai cancelli per entrare, provocando una serie di disordini che ha portato alla morte di una bambina di dieci anni e a oltre 100 feriti, è qualcosa che va davvero oltre ogni ragionevole aspettativa. Perché quanto accaduto allo stadio Mangueirao ha impressionato lintero Brasile: mai si era vista una folla simile partecipare a un allenamento. La federazione aveva offerto a tutti la possibilità di assistere quasi gratis alla seduta; per entrare infatti era sufficiente offrire in beneficenza un chilo di alimenti.
La polizia si aspettava 25.000 persone sugli spalti e invece si è trovata a fronteggiarne quasi 80.000. Belem, del resto, è nota per il calore della sua torcida. La principale squadra della città gioca in terza divisione, alle partite casalinghe però assistono in media 20.000 spettatori. «È la prima volta in vita mia che vedo tutta questa gente per un allenamento», ha detto Mario Zagallo, coordinatore tecnico della Seleçao. Il frastuono assordante, con un pubblico in delirio soprattutto per Kakà e Robinho, ha costretto il ct Carlos Alberto Parreira a fornire indicazioni individuali a ciascun giocatore: impossibile infatti radunare la squadra a centrocampo e tenere il consueto discorso generale.
Lallenamento si è chiuso con linvasione di campo compiuta dai tifosi e i giocatori letteralmente sommersi e spogliati dai cacciatori di autografi e dai tanti che volevano toccarli, nemmeno fossero dei santini benedetti. Un amore, quello dei tifosi brasiliani, che stavolta ha provocato una vittima e tanti, troppi feriti.
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