Bimbo ucciso a Bormio. Trovata una moto sospetta

Rinvenuto anche un casco in un cassonetto. Forse il pirata è un minorenne del posto

Bimbo ucciso a Bormio. Trovata una moto sospetta
Bormio - Si stringe il cerchio intorno a chi ha ucciso il piccolo Renzo Giacomella, investendolo sabato sera su una pista ciclabile di Bormio. Proprio nel giorno in cui Valdisotto, il paese dove viveva il bimbo di soli tre anni, ha pianto sulla sua bara, arrivano i primi risultati dell’indagine: una moto rossa sequestrata e un casco ritrovato in un cassonetto. Elementi che hanno portato gli inquirenti sulle tracce di un giovane motociclista della zona, forse minorenne, sentito in caserma come «persona informata sui fatti».

I carabinieri di Bormio hanno sequestrato nel pomeriggio una moto da enduro senza targa, di colore rosso scuro, 50 cc di cilindrata, nel garage di un’abitazione nello stesso paese della vittima. Questo fa pensare che il motociclista pirata abbia persino potuto conoscere il bambino, che quattro giorni fa stava percorrendo la pista ciclabile dell’Auleta, insieme alla mamma Nicoletta e alla sorellina Mary.

Eppure, chi lo ha ucciso, non si è fermato, ma è corso via, a tentare di nascondere le prove. «Non c’è, al momento, alcun indagato, stiamo ancora lavorando alla soluzione del caso», si è limitato a dire il sostituto procuratore Stefano Latorre, titolare dell’inchiesta, dopo il vertice in caserma con il tenente colonnello Marcello Bergamini, comandante provinciale dell’Arma di Sondrio.

Nella mattina di ieri è stato ritrovato il casco: nero con strisce rosse, non integrale e con mentoniera, proprio come quello descritto dalla madre del bimbo. La donna in quei tragici istanti era sotto choc, ma ad avvalorare quel ricordo drammatico ci sarebbe ora anche la testimonianza di un automobilista: «Quando mi sono trovato la moto davanti all’improvviso ho anche strombazzato. Il fanale anteriore non funzionava: per conto mio, in quelle condizioni viaggiava praticamente alla cieca. Pochi istanti dopo averla superata ho visto l’ambulanza arrivare a sirene spiegate». La descrizione ha tratteggiato un ragazzo molto giovane, dalla corporatura esile, vestito di scuro, con giubbotto nero e quel tipo di casco.

Ora i sospetti potrebbero cadere su un nome e un cognome, ma le indagini proseguono: altre moto potrebbero venir sequestrate, poiché proprio tra sabato e domenica, a Grosso, poco distante, si è svolta una gara di trial. Non a caso i carabinieri stanno esaminando anche i filmati della corsa.

Il paese di Valdisotto non perdona quel motociclista che viaggiava

alla cieca. Rabbia, disperazione, ma anche sdegno per le accuse di omertà: questi i sentimenti che si respiravano tra la gente, nel primo pomeriggio, quando la minuscola bara bianca è arrivata nella chiesetta parrocchiale.

È stato Claudio Rossetti, parroco di Cepina, dove Renzo frequentava l’asilo, a dirgli addio, a nome di tutta la comunità dell’Alta Valtellina. Non si danno pace i familiari. A nulla è servito il toccante appello della madre, che aveva chiesto all’investitore di avere il cuore e di farsi avanti. Un gesto di responsabilità, è stato, invece, l’appello del Procuratore capo di Sondrio Gianfranco Avella: «Si comporti da uomo e si assuma le sue responsabilità senza peggiorare la sua posizione».
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