«Black Bloc» e centri sociali mettono sotto scacco la città

(...)«Noi non di certo» hanno provato a fare i pesci in barile i «conchettiani». «Attenzione che non intendiamo accettare devastazioni» ha ammonito la polizia. Così alle 16, incrociando le dita, si parte. Presenti tutti i centri sociali Cox, Cantiere, Panetteria Occupata, Circolo dei Malfattori, Pergola, Transiti, Torchiera, Casa Loca, Leoncavallo, Vittoria, collettivi vari più Sinistra Critica, Rifondazione e Partito Comunista dei Lavoratori. Molti i manifestanti da Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte.
Il serpentone prende corso di Porta Ticinese con in testa le donne. Che sfoggiano un linguaggio non propriamente da tè delle 5. A farne le spese il vicesindaco Riccardo De Corato, Letizia Moratti, polizia, fascisti e via di seguito. Tra un insulto e l’altro si imbocca Molino delle Armi, corso Italia. Appaiono un po’ di scritte sui muri e vola qualche uova verso le banche. In piazza Missori lungo conciliabolo con la polizia per capire che fine abbiano fatto i due fermati: un noto esponente di area insurrezionalista e una ragazza di circa vent’anni.
Si riprende fino al Duomo, poi via Torino, dove iniziano i primi guai. Una cinquantina di «black bloc» scivola in coda al corteo per poi «espropriare» qualche birra alla Standa e danneggiare un paio di negozi di abbigliamento e un ottico. Più avanti malmenano una ragazza che sta scattando delle foto e le rompono la macchina. Dalla testa del corteo arrivano a precipizio quelli del Conchetta ma i «black bloc» sono pericolosi e inaffidabili. Così i «conchettiani» si limitano a raccogliere i cassonetti rovesciati e rimetterli al loro posto. Al Carrobbio macchine prese a calci e banche imbrattate. Con il fiato sospeso si attraversa corso Genova e via Colombo dove vengono spaccate le vetrine di Coin. I carabinieri riescono a identificare una decina di persone, pronti per la denuncia.
Ormai l’attenzione è tutta alla coda del corteo da qui partono petardi contro i carabinieri schierati davanti alla stazione di Porta Genova. Avanti ancora: Vigevano e Gorizia e ci ritroviamo, al punto di partenza. Sono le 18.30 e le donne lasciano l’iniziativa ai maschietti che avanzano minacciosi quasi volessero raggiungere il «Cox». Impossibile visto che il centro sociale alle 14 è stato blindato con un centinaio di uomini in tenuta antisommossa. E corso San Gottardo è tappato dai poliziotti. Iniziano le provocazioni petardi, bombe carta, bottigliette e quant’altro vengono lanciati contro le forze dell’ordine che non fanno una piega anche se un agente rimane leggermente ferito alla mano.
Lo scontro sembra ormai imminente, ma il tempo passa tra molta tensione e poca azione. Alle 19.30 il brontolio della pancia annuncia che si avvicina la cena e qualcuno comincia a sgattaiolare via.

Alle 20 sono rimasti in piazza meno di 500 persone. Intenzionati a fare l’amore più che la guerra. I dirigenti delle forze dell’ordine tolgono i caschi e fanno arretrare gli uomini. Ormai è finita. Molto rumore, parecchi danni, ma poteva andare molto peggio.

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