Blitz nel fortino dei narcos, 19 arresti

In cella anche "Katia la Nera" che gestiva lo spaccio per conto della famiglia Calajò

Blitz nel fortino dei narcos, 19 arresti
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In qualità di "addetto alla distribuzione e procacciatore di clienti" faceva parte della banda anche qualcuno già noto alle cronache per il fatto che, il 7 novembre dell'anno scorso e dopo alcuni giorni di ricerche, era stato trovato cadavere nelle acque del Naviglio Pavese, a Casarile (Pv). Si tratta del 25enne Gino Panaiia, detto "Pantani", residente alla Barona, dove ieri mattina è stata messa a segno una maxi operazione contro una delle principali piazze di spaccio di stupefacenti gestita dalla famiglia criminale dei Calajò. L'indagine è stata condotta dal personale del Ros dei carabinieri di Milano, insieme a quello della Polizia penitenziaria del carcere di Opera e del Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria, con la collaborazione del Comando provinciale carabinieri Milano e della squadra investigativa del Commissariato di polizia Ticinese; l'indagine è stata coordinata dai pm Gianluca Prisco e Francesco De Tomasi della Direzione distrettuale antimafia (Dda). Nel blitz all'alba, su richiesta della gip Mariolina Panasiti, sono finite in carcere 19 persone (ma le ordinanze in tutto sono 24) accusate di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Tra queste la leader carismatica Katia Elena Adragna, 46 anni - soprannominata "la Bionda" ma anche "la Nera" o semplicemente "zia" oppure "Kappa" - sfuggita ai due precedenti blitz contro i Calajò (aprile 2023 e febbraio 2024) perché all'epoca si riteneva non facesse parte dell'organizzazione. Ora invece la donna è risultata il capo del gruppo criminale "la nuova Barona", continuando a vendere droga e a incassare denaro per conto di Luca, nipote di "Nazza" Nazzareno Calajò, il narcos detto "il principe", entrambi già in carcere.

Dopo l'arresto dei Calajò, come emerge dalle intercettazioni, è proprio l'Adragna infatti a spronare i suoi affinché spaccino fino a tardi, o si occupino dell'approvvigionamento degli stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) per "mettere in tasca due soldini" o "fare i soldini" come ci tiene sempre a sottolineare la donna nonostante le proteste di alcuni dei suoi affiliati che le contestano di pensare solo ai guadagni e di non avere una vita normale. "Io ci mangio di questo! È per portare da mangiare alla mia famiglia!" grida al telefono Katia a chi si dichiara restio a sforare l'orario di lavoro. Altri suoi sottoposti, invece, si rivelano disposti a spacciare anche tutta la notte o comunque fino a tardi, camuffandosi con la casacca da rider e per questo soprannominati "Glovo".

"La Nuova Barona" è una organizzazione strutturata in maniera strettamente verticista, nella quale ognuno ha il proprio compito definito, tra l'approvvigionamento della droga, il confezionamento, il trasporto e la distribuzione. "Basi" della banda - perlopiù luoghi di imbosco dello stupefacente - erano alcuni appartamenti in via De Pretis, via Lope De Vega, un altro in via della Repubblica a Cesano Boscone, oltre a un box in via Giussani e una cantina in via Sardegna.

I pagamenti delle dosi, chiamate "confetti", avvenivano da parte dei clienti in contanti oppure tramite Postepay. E l'organizzazione aveva anche un gruppo armato, pronto a entrare in azione se c'era chi non voleva pagare.

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