Le ruspe del Comune abbattono lultima baracca. Cinque ore e passa di lavoro per gli uomini del nucleo di pronto intervento. Dietro lasciano macerie, detriti e topi: ingredienti da campo nomadi. Come quello di via Pecetta, a due passi da piazzale Lugano: insediamento spazzato via, segnale che continua loperazione di «normalizzazione» voluta da Palazzo Marino.
«Si va avanti con lo smantellamento progressivo di tutti i campi abusivi presenti sul territorio cittadino» osserva Guido Manca: «Lo chiedono i milanesi che non ne possono più delle situazioni anomale, quelle che creano allarme per le condizioni igienico-sanitarie e per il degrado che le circonda». Dichiarazione che lassessore alla Sicurezza fa seguire dallimpegno di «riordino dei campi nomadi regolari, primo tra tutti quello di via Triboniano». Operazione che, come quella di via Pecetta, si svolgerà in modo indolore. Aggettivo spesso inapplicato in casi demergenza ma che, ieri, è stato messo in pratica dallintervento coordinato della Questura con il Comune e le Ferrovie dello Stato. Proprietari, questultimi, dellarea trasformata in favelas da centocinquanta rom che, nei giorni scorsi, si erano spontaneamente allontanati dopo che le forze dellordine avevano provveduto a controllare le presenze. Come dire: censimento preventivo dei rom, con tanto di espulsione quelli trovati sprovvisti dei documenti o, comunque, non in regola con la legge Bossi-Fini. E, ora, lo smantellamento del campo seguito dalla bonifica e dalla messa in sicurezza dellarea.
Tutto come da copione, mentre ancora sattende che la Provincia di Milano onori le promesse fatte in sede prefettizia: trovare una sistemazione per i settantanove nomadi sgomberati da via Capo Rizzuto.
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