«Bocciate nostra figlia». Il Tar: «Non avete titolo per chiederlo»
13 Settembre 2005 - 00:00Emma è stata promossa in seconda liceo ma i genitori hanno contestato la decisione dei docenti. Ora la parola toccherebbe al Consiglio di stato
Roberto Bonizzi
Ieri è iniziata la scuola, ma Emma non sa ancora cosa laspetta. Emma è la ragazza di 15 anni promossa in seconda dal consiglio di classe del civico liceo linguistico Manzoni, ma di cui i genitori richiedono la bocciatura perché lei possa cambiare istituto. Emma è a casa e aspetta che gli adulti prendano una decisione.
«Il Tar ha bocciato il ricorso dei genitori di Emma» ha annunciato ieri in consiglio comunale lassessore allIstruzione di Palazzo Marino, Bruno Simini. «La notizia è priva di fondamento» ha replicato Emiliano, il papà della studentessa. La verità è unaltra. Il Tar si è pronunciato sulla questione, ma ha sollevato un rilievo di carattere procedurale.
Il gergo burocratico è complesso. In pratica il tribunale non ha detto né sì né no. «Il giudice amministrativo non è entrato nel merito - spiega Maura Carta, lavvocato della famiglia -. Bisogna valutare, ha detto il Tar, se i genitori hanno legittimità a presentare un ricorso di questo genere, oppure se spetti a un soggetto terzo uniniziativa di questo genere». La questione si ingarbuglia. La famiglia deve scegliere cosa fare. «Nei prossimi giorni valuteremo le prossime mosse» spiega il papà. Ma lavvocato annuncia già che esiste ununica strada percorribile. «Ora bisogna ricorrere al Consiglio di Stato (il secondo grado della giustizia amministrativa) - prosegue lavvocato Carta -. Solo loro possono dire se i genitori sono legittimati a presentare un ricorso al Tar». Bisogna, però, fare i conti con i tempi della giustizia. Il Consiglio di Stato non si pronuncerà prima di un mese, tre settimane secondo le stime più ottimistiche. A seconda anche di quando verrà presentato il nuovo ricorso. Nel frattempo Emma cosa farà? Tornerà nella scuola (il liceo Manzoni) dove si è «trovata male con compagni e insegnanti», secondo la sua stessa ammissione? Oppure aspetterà a casa che la giustizia faccia il suo corso? Magari «condannandola» a tornare tra i banchi del liceo linguistico? Per la ragazza risponde il papà: «Ci stiamo pensando. La situazione non è delle più semplici».
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