Controcultura

Bonhoeffer, il teologo che voleva uccidere Hitler

Partecipò alla fallita Operazione Valchiria. Catturato, morì nel lager di Flossenbürg

Bonhoeffer, il teologo che voleva uccidere Hitler

È il 9 aprile 1945. Lager di Flossenbürg. Il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer, nato nel 1906, trascorre le ore in preda ai ricordi. All'alba sarà giustiziato per aver partecipato all'operazione Valchiria per uccidere Adolf Hitler. Pino Petruzzelli, drammaturgo, regista e attore, ricostruisce questo terribile momento nel romanzo L'ultima notte di Dietrich Bonhoeffer (Edizioni Ares, pagg. 100, euro 12). È un monologo interiore di grande bellezza, basato sui diari e sulle lettere della vittima. Nel testo, troviamo anche alcune poesie di Bonhoeffer, tradotte da Petruzzelli stesso.

Bonhoeffer avrebbe potuto facilmente sottrarsi al martirio, ma aveva preferito andare incontro al suo destino. Invece di restare al sicuro, negli Stati Uniti, aveva deciso di tornare in Germania per opporsi, con ogni mezzo, al nazionalsocialismo. Da un lato, vediamo quanto il cristianesimo sia la radice di ogni opposizione al sopruso, alla violenza e al razzismo. Quel cristianesimo che i totalitarismi avevano cercato di estirpare in ogni modo. Per il paganeggiante nazismo, l'unico dio era Adolf Hitler. Per il materialista comunismo, dio semplicemente non esisteva. Le riflessioni di Bonhoeffer mostrano come la rimozione di Cristo conduca alla perdita di ogni rispetto verso l'uomo. Il filosofo Eric Voegelin dedicò parte della sua carriera ad analizzare questo tema, possiamo leggere le sue analisi illuminanti ad esempio in Il mito del mondo nuovo. Saggi sui movimenti rivoluzionari del nostro tempo (Rusconi, 1970) o in Hitler e i tedeschi (Medusa, 2005).

Per Bonhoeffer non è solo una questione teorica. Il teologo si fa militante, non può rimanere in disparte, deve dare testimonianza di ciò in cui crede. Si comprende quindi il suo rovello: è lecito fare il male (uccidere) per ottenere il bene? La risposta è affermativa: Hitler deve morire perché l'Europa possa riscoprire le sue vere radici. È il male minore. «La dittatura di Hitler - riflette Bonhoeffer - censurava le mie parole impedendomi di parlare in pubblico o di esporre su carta i miei pensieri e, allora, che potevo fare se non ascoltare l'ammiraglio Canaris ed entrare nei servizi segreti dell'Abwehr».

Bonhoeffer se la prende anche con la Chiesa: «La Chiesa tedesca ha taciuto e io ne sono uscito. Non potevo restare in una Chiesa che taceva di fronte all'assassinio di milioni di esseri umani. Il discutere senza fine e non agire, il non voler rischiare, questo è il vero pericolo».

L'operazione Valchiria, una congiura per uccidere Hitler e rovesciare il nazismo, con la complicità dell'esercito, finirà male. Hitler si salverà dall'attentato bombarolo, probabilmente perché l'ordigno esplose mentre il dittatore era ripiegato sul tavolo, che lo protesse. La rete dei congiurati venne fuori quasi subito, la resistenza al nazismo fu liquidata in un colpo solo.

Nel libro di Petruzzelli, Bonhoeffer avanza un'ipotesi inquietante: nessuno, tra i nemici di Hitler, ha voluto aiutare i ribelli tedeschi. Come mai? Forse perché Hitler doveva necessariamente morire per mano degli Alleati.

Cinismo politico: un'altra faccia del male.

Commenti